Politica

Zaia e la battaglia terzo mandato FdI e FI compatti nel ribadire no

di Ivano Tolettini -


Da Napoli a Venezia travolti da un destino in apparenza inimmaginabile: Luca Zaia non vuole arrendersi, anche se il centrodestra nazionale non pensa certo che certe malattie invalidanti costituiscono un’ulteriore opportunità in un percorso di crescita. Quante probabilità ci sono che la legge sul terzo mandato venga davvero cambiata? L’interrogativo sottende la sfida a tutto campo lanciata dal governatore veneto Zaia che è uscito allo scoperto l’altro giorno per rivendicare la bontà dei due mandati già mandati in soffitta (2010-2020) e il terzo, anche se per la contabilità istituzionale è il secondo, è arrivato agli ultimi mesi. Uno Zaia molto aggressivo ha lanciato il guanto di sfida anche a costo di mettere in un angolo la Lega, il suo partito, a nome del quale non più tardi di domenica il suo segretario regionale, Alberto Stefani, di stretta osservanza salviniana, aveva dichiarato che “Zaia in campo alle Regionali sia decisivo per il suo successore”. Come dire, la partita della riforma del terzo mandato è davvero in salita. Più volte la premier Giorgia Meloni e il vicepremier Antonio Tajani hanno ribadito a chiare lettere, anche con il voto in parlamento lo scorso giugno, che il capitolo terzo mandato è chiuso. Che rimetterebbe in gioco, qualora fosse votato, sia Zaia ma anche il campano Vincenzo De Luca, il cui destino è legato a quello dell’amico-avversario Zaia. Ma il fischio della partita è davvero già stato fischiato, oppure ci potrebbero essere i supplementari in extremis, per dare voce a quel popolo cui si appella Zaia, ricambiato con investiture popolari quasi bulgare? A ribadire che per Fratelli d’Italia di terzo mandato non si parla è ils enatore Luca De Carlo, coordinatore veneto di FdI, indicato tra i possibili papabili alla successione del doge Zaia. De Carlo gli ha mandato a dire che fa male a personalizzare. “Spiace davvero che il presidente Zaia abbia personalizzato il tema del terzo mandato – analizza con tono pacato, com’è sua abitudine, De Carlo – . La norma che lo disciplina esiste da tempo e non riguarda singoli casi specifici. Non è mai una buona idea adeguare le leggi alle esigenze di una sfida contingente». Affermazioni piuttosto nette, a dimostrazione che la querelle politico-giudiziaria, dato che potrebbe pronunciarsi di nuovo sul tema il corpo elettorale, “riguardo alla scelta del futuro candidato alle elezioni regionali del Veneto è sempre «siamo sicuri che il centrodestra si farà trovare pronto all’appuntamento – aggiunge De Carlo – scegliendo, come è accaduto in passato, il miglior profilo in grado di rappresentare i veneti, tenendo anche conto del consenso che le diverse forze politiche raccolgono tra i cittadini”. Anche perché com’è convinto il politologo Paolo Feltrin, un tempo assai ascoltato da Zaia, “non credo che il Carroccio possa correre da solo alle regionali, perché a fronte di questo scenario ritengo che cadrebbe il governo, per questo motivo non mi stupirei, per superare quello che appare come uno stallo, se qualcuno dei nostri andasse a prendere il fuoco per bruciare nel braciere olimpico in vista delle elezioni invernali Milano Cortina del febbraio 2026. Certo, la possibilità di indire una consultazione popolare è abbastanza elevato. E se l’Olimpiade Milano-Cortina è la riedizione di un umanesimo transfrontaliero. Le prese di posizioni, dopo l’esternazione di Zaia che agli alleati ripete il ritornello “se dicono che ho governato male allora è meglio separarsi”, oppure “la priorità è il Veneto si susseguono da qualche giorno. La Lega viene dopo i cittadini, ma premia il centrodestra”, si sono succedute negli ultimi due giorni a più livelli. Difficile ritenere che il centrodestra si possa spaccare per una questione nominalistica, sebbene la polemica in un territorio a vocazione autonomista lascia sempre grandi emozioni, anche per i rischi corsi. L’orologio istituzionale non ha ancora suonato il fatidico gong e anche per questo motivo il popolo di Zaia è pronto a sostenere il governatore nella scalata a nuove elezioni. Mentre Elly Schlein è andata a manifestazioni colorate premesse: “Diffido dei politici che si ritengono eterni”.


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