Xi Jinping vuole rendere l’economia cinese indipendente
Di fronte alle crescenti tensioni con gli Stati Uniti, la Cina di Xi Jinping sta accelerando gli sforzi per diventare più autosufficiente e meno vulnerabile alle pressioni occidentali. Con investimenti di centinaia di miliardi di dollari in settori strategici, Pechino ha incentivato le imprese nazionali a ridurre la dipendenza da fornitori esteri. Questo piano sta già dando risultati: la Cina produce sempre più robot, dispositivi medici e pannelli solari per il proprio fabbisogno, riducendo le importazioni e guadagnando terreno in industrie chiave. Uno dei settori dove la Cina ha ottenuto il maggiore successo è quello dei veicoli elettrici. Nel 2023, le auto elettriche e ibride plug-in hanno rappresentato il 48% delle vendite di auto nel Paese, pari a circa 11 milioni di unità. La maggior parte di questi veicoli è stata prodotta da aziende cinesi, come BYD e Geely, con BYD che ha superato Volkswagen come marchio più venduto in Cina. Mentre le case automobilistiche americane come General Motors vedono le loro vendite calare, i produttori cinesi stanno esportando sempre più auto in Europa e nel resto del mondo. Anche la cantieristica navale è un esempio del successo della politica industriale cinese. Grazie ai forti investimenti statali tra il 2010 e il 2018, la Cina è passata dal controllare solo il 5% della produzione globale nel 1999 a oltre il 50% oggi. Un altro settore trasformato è quello della chimica: se fino a pochi anni fa la Cina di Xi Jinping era un importatore netto di prodotti chimici, dal 2021 ha registrato un surplus commerciale nel settore. Tuttavia, l’obiettivo dell’autosufficienza incontra ancora ostacoli in diversi ambiti. Nel settore aerospaziale, il jetliner C919, entrato in servizio commerciale nel 2023 e presentato come una vittoria tecnologica, dipende ancora pesantemente da componenti stranieri, come i motori di produzione statunitense e francese e il carrello di atterraggio tedesco. Anche nell’alimentazione la Cina rimane vulnerabile. Nel 2024, ha importato 105 milioni di tonnellate di soia, con un aumento del 21% rispetto al 2019, principalmente dagli Stati Uniti. Le importazioni di carne sono cresciute del 55% nello stesso periodo, segnalando una forte dipendenza dall’estero per il settore agroalimentare. Il punto più critico, però, è quello dei semiconduttori. Nonostante l’impegno decennale per sviluppare una produzione autonoma di chip, la Cina è ancora lontana dall’obiettivo di soddisfare il 70% della propria domanda interna entro il 2025. Entro la fine del 2025, la produzione nazionale coprirà solo il 30% del fabbisogno, un aumento rispetto al 20% del 2024, ma ancora insufficiente. La mancanza di tecnologia avanzata per la produzione di semiconduttori e le restrizioni sulle esportazioni imposte da Stati Uniti, Giappone e Paesi Bassi limitano fortemente la capacità della Cina di produrre chip di ultima generazione. Nonostante questi limiti, la Cina continua a dimostrare la sua capacità di innovare. Un caso emblematico è la startup DeepSeek, che con risorse limitate ha sviluppato un’intelligenza artificiale in grado di competere con le tecnologie occidentali. In pochi giorni dal lancio, l’applicazione di DeepSeek è diventata la più scaricata sull’App Store americano, segnando un successo sorprendente e alimentando le preoccupazioni di Washington sulla crescente competitività cinese.
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