Esteri

Voto nel Regno Unito: è la fine di un’era?

di Ernesto Ferrante -


È un giorno per certi versi storico per il Regno Unito. Con il passare delle ore si saprà se c’è stata l’annunciata valanga dei laburisti capeggiati da Keir Starmer, dopo 14 anni di governo dei Tories, guidati dal 44enne Rishi Sunak, terzo premier della legislatura dopo Boris Johnson e Liz Truss. Il meccanismo elettorale in UK si basa sul sistema maggioritario secco a turno unico, con la suddivisione del Paese in 650 collegi uninominali. Si aggiudica il seggio il candidato che ottiene la maggioranza relativa dei voti. Su una popolazione di circa 68 milioni di persone, sono 50 milioni gli aventi diritto. Anche i britannici residenti all’estero, circa 3 milioni, possono votare.
Sunak, primo ministro dell’ottobre del 2022, ha chiesto alla gente di non dare al Labour di Starmer “l’assegno in bianco” della super maggioranza ai Comuni. Gli ultimi sondaggi davano i conservatori non solo indietro di 20 punti rispetto ai laburisti (il 18% contro il 38%), ma in svantaggio rispetto a Reform Uk di Nigel Farage.
Il leader dei laburisti ha promesso una gestione affidabile della spesa pubblica e la ripresa della crescita economica, escludendo l’aumento delle aliquote delle tasse. Garantito anche un miglioramento del servizio sanitario con la disponibilità di 40mila appuntamenti alla settimana per ridurre le liste d’attesa. Prevista anche l’assunzione di 6.500 nuovi insegnanti e l’apertura DI altri 3mila nidi.
Farage ha affermato invece di voler guidare “una rivolta politica, voltando le spalle allo status quo politico che non funziona, niente funziona più”. Iniziata la campagna con l’11%, è costantemente migliorato, arrivando fino al 19%. Caposaldo del suo programma elettorale è il congelamento dell’ingresso dei migranti non essenziali, la deportazione immediata di quelli con pendenze penali e il blocco dei barchini sulla Manica. In materia di politica estera si propone l’uscita di Londra dalla Convenzione europea dei diritti umani, oltre che l’abolizione del Windsor Framework, l’articolato protocollo firmato nel 2023 per risolvere il problema delle barriere commerciali tra Irlanda del Nord, Gran Bretagna e Ue. Sul piano fiscale ha assicurato un forte riduzione della tassazione.


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