Costume

Voglio andare a vivere in campagna. Ecco il “Cottagecore”

di Lorenza Sebastiani -


“Voglio andare a vivere in campagna”, cantava il buon Toto Cutugno a Sanremo nel lontano ’95. Ma ci aveva visto lungo, perché trent’anni, dopo vivere in campagna è diventato un cult e ha persino un nome specifico,‘Cottagecore’. La tendenza a lasciare la città per scelta ha fatto capolino in modo prepotente nella cultura pop italiana, diventando un vero e proprio stile di vita per molti giovani e non solo. Si tratta di un ritorno alla semplicità rurale, a una vita lontana dalle frenesie e dalle ansie della dimensione urbana, per abbracciare la natura, i ritmi lenti e la sostenibilità, mescolando un pizzico di nostalgia con una buona dose di idealizzazione romantica. Roba da amanti del benessere, da gente un po’ sognatrice ma che ci ha visto lungo, in poche parole.
Il termine “Cottagecore” è emerso nei primi anni 2010, principalmente sui social media come Tumblr, Pinterest e Instagram, per poi esplodere durante la pandemia, quando la necessità di evasione e il desiderio di una vita meno frenetica si sono fatti sentire più che mai.
Giardini fioriti, case di campagna rustiche, lavori manuali come il cucito, la panificazione e la coltivazione dell’orto sono diventati dei nuovi trend che spopolano anche sui social. Non è un caso che la tendenza abbia preso piede negli ultimi anni, proprio quando la vita urbana, con i suoi ritmi accelerati e la perenne connessione digitale, ha iniziato a mostrare il suo lato più oppressivo e ci è venuta voglia di evadere.
Ma non è solo una fuga, è anche una specie di movimento controculturale che rifiuta la cultura della produttività a tutti i costi e la superficialità della vita moderna. È un ritorno alle origini, a una specie di immaginario bucolico che, pur essendo in gran parte idealizzato, offre un rifugio dalla complessità della nostra vita quotidiana. Un rifugio, insomma, anche mentale.
Questo movimento culturale si riflette non solo nell’estetica e nei social media, ma anche in dati reali.
Secondo i dati ISTAT, negli ultimi anni si è osservato un aumento consistente delle persone che scelgono di lasciare la città per andare a vivere in campagna. Dal 2020, circa 200.000 persone si sono trasferite in piccoli comuni o zone rurali, attratte da una migliore qualità della vita, costi abitativi inferiori e la possibilità di lavorare da remoto. Questo trend è confermato anche dai rapporti di ISPRA e altri enti di ricerca che monitorano i cambiamenti demografici e ambientali nel Paese.
La tendenza è anche collegata a un maggiore interesse generale per temi come la sostenibilità, l’ecologia e perché no, il risparmio economico.
In conclusione, il ritorno alla campagna è una realtà sempre più concreta in Italia, con un impatto significativo non solo sulla distribuzione demografica, ma anche sulle tendenze culturali e sociali del Paese.
Sempre più persone, ispirate da questa tendenza, stanno cercando di trasformare questo ideale in realtà. Non parliamo solo di case vacanza, ma di trasferimenti permanenti: giovani coppie e famiglie che scelgono di abbandonare le città per vivere stabilmente in piccoli borghi o casali isolati. E piccoli borghi che si organizzano offrendo abitazioni a basso prezzo. Questo fenomeno, favorito dal lavoro da remoto, sta ridisegnando la geografia umana, portando nuove energie in aree che fino a poco tempo fa erano considerate “morte” o in via di spopolamento.
Oltre al vivere in campagna va forte anche l’orto di famiglia. Il desiderio di autoproduzione, di vivere in modo più rispettoso dell’ambiente, coltivando il proprio cibo e riducendo il consumo di plastica e prodotti industriali, è in linea con una crescente sensibilità ecologica, ma anche con un gran bisogno di risparmiare. Il movimento si collega così a una più ampia consapevolezza ambientale, che spinge molti a riconsiderare il proprio impatto sul pianeta e a cercare stili di vita più green. E soprattutto a avere meno persone intorno e il portafoglio più pieno.
Non mancano, tuttavia, le critiche a questa tendenza. Il Cottagecore è stato accusato di idealizzare un’immagine della vita rurale che è lontana dalla realtà. Vivere in campagna, infatti, non è di certo solo passeggiate tra i prati e colazioni sotto al portico: comporta anche sfide, isolamento e un accesso più limitato ai servizi. In pratica, se hai urgente necessità di recarti in centro, potrebbe cominciare un’agonia non da poco. Inoltre, c’è chi vede in tale scelta un’evasione privilegiata, accessibile solo a chi ha le risorse economiche per acquistare o affittare una casa in campagna e trasformarla in un rifugio idilliaco. Una scelta di risparmio, ma per ricchi, insomma.
Resta da vedere se sarà una moda passeggera o se riuscirà a radicarsi come un vero e proprio stile di vita. Se da un lato la sua diffusione sembra rispondere a un’esigenza profonda di ritorno alla natura e alla semplicità, dall’altro potrebbe essere solo una risposta temporanea al malessere urbano, destinata a svanire nei prossimi anni. Insomma, anche in questo caso, questo è un argomento che crea tifosi: da una parte chi ama la campagna, il silenzio, la verdura coltivata con le proprie mani, dall’altra chi inorridisce alla sola idea di sentire un belato di pecora a un chilometro di distanza.
In ogni caso, il Cottagecore ci invita a riflettere sul nostro rapporto con l’ambiente, sulla qualità della nostra vita e sulle scelte che facciamo quotidianamente. E in un mondo sempre più complesso e alienante, forse, un po’ di semplicità bucolica non può che farci bene…


Torna alle notizie in home