VISTO DA -“Qui non è Hollywood”, le quattro facce di Avetrana
Microfoni, flash, telecamere e persone ammassate che si muovono a ritmo di pizzica in un piccolo centro nel Tarantino, diventato sfondo di uno dei fatti di cronaca nera più sconvolgenti degli ultimi anni: Inizia così Qui non è Hollywood (prodotta da Groenlandia e disponibile su Disney+ dal 30 ottobre), la serie tv che racconta in quattro puntate l’oscura vicenda del delitto di Sarah Scazzi. Non vi aspettate però la classica serie true crime: l’opera di Pippo Mezzapesa gira intorno al racconto del delitto attraverso il contesto umano e sociale che lo ha circondato. Ne emerge un ritratto onesto e veritiero della cittadina di Avetrana, dei suoi abitanti e tutto il clamore mediatico morboso che la vicenda ha creato ma anche, con angoscia, l’anima dei protagonisti della tragica vicenda. Mezzapesa ha scelto di raccontare il delitto e gli eventi attorno ad esso attraverso il punto di vista dei vari personaggi: ogni puntata è dedicata e vista dagli occhi di ognuno di loro: Sarah, Sabrina, Michele e Cosima. Questa struttura permette di esplorare con profondità ogni figura, le loro emozioni e motivazioni, senza mai ridurle a semplici archetipi. Mezzapesa riesce a mantenere una fedeltà a quella visione che è cruda sì, ma rispettosa della realtà, entrando nei panni di chi l’ha vissuta con sensibilità e intelligenza. Vanessa Scalera nei panni di Cosima Serrano, Giulia Perulli in quelli di Sabrina Misseri, e Paolo De Vita come Michele Misseri, offrono interpretazioni eccezionali: non solo per la somiglianza impressionante ai personaggi reali, ma anche per la loro capacità di scavare nella complessità di personaggi che sono allo stesso tempo carnefici e vittime di un sistema sociale e familiare opprimente. La narrazione mantiene una forte tensione emotiva grazie a una regia attenta, che attraverso primi piani intensi e inquadrature volutamente distorte, comunica il disagio crescente che questi personaggi incarnano. Lo sguardo dei protagonisti permette non solo di entrare in “empatia” con loro, ma anche di capire quanto l’intrusione dei media, dei curiosi e dei turisti abbia trasformato Avetrana in un palcoscenico dell’orrore e una pressione mediatica che mai si era vista prima per un caso di cronaca nera nel nostro Paese. Un elemento ulteriore che viene dato allo spettatore, per la prima volta in questo caso, è il punto di vista della vittima, Sarah (interpretata da Federica Pala) che non viene idealizzata, ma raccontata nella sua semplicità di adolescente, vulnerabile e ingenua, ma anche determinata e desiderosa di trovare il proprio posto nel mondo. E c’è un altro plauso da fare a questa serie: non ha alcuna intenzione di creare dibattito, di riaprire i dubbi sul caso o di far montare la polemica. Perché non è morbosa, non mostra violenza, non incolpa i protagonisti e anzi, li mostra anche nei loro panni più intimi, raccontando con delicatezza una tragedia reale e altresì macabra ma non tanto per mostrarne l’effetto “crime” ma piuttosto per mostrare dall’interno l’impatto sociale di un evento sconvolgente. Consigliatissima.
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