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Virus Oropouche, i primi due morti in Brasile. In Italia allerta allo Spallanzani

di Angelo Vitale -


Il ministero della Salute brasiliano ha confermato due decessi dovuti alla febbre Oropouche, nello Stato di Bahia: si tratta dei primi registrati a livello mondiale. La febbre di Oropouche è un’infezione virale tropicale trasmessa da moscerini e zanzare e prende il nome dalla regione in cui è stata scoperta e isolata per la prima volta nel 1955, presso il laboratorio regionale di Trinidad, vicino al fiume Oropouche, a Trinidad e Tobago.

“Fino ad oggi la letteratura scientifica mondiale non aveva riportato casi di decessi dovuti a questa malattia”, si legge in una dichiarazione rilasciata dal ministero, come riporta Cnn Brasile. Secondo la Segreteria della salute dello stato di Bahia, il primo morto era già stato registrato il 17 giugno. Il paziente aveva 24 anni, viveva a Valença ed è morto a marzo.

Lunedì scorso, il secondo decesso, di una donna, riporta Agenzia Brasil. Il segretariato di Bahia riferisce che i pazienti deceduti a causa della febbre Oropouche avevano sintomi come febbre, mal di testa, dolore retro-orbitale (nella parte più profonda dell’occhio), mialgia (dolore muscolare), nausea, vomito, diarrea, dolore agli arti inferiori e debolezza. Entrambe si sono evolute con segni più gravi come macchie rosse e viola sul corpo, sanguinamento, sonnolenza e vomito con ipotensione, gravi emorragie e un brusco calo dell’emoglobina e delle piastrine nel sangue.

Anche in Italia, da qualche giorno, c’è allerta sull’evoluzione del virus. Dopo la notifica dei primi casi nel nostro Paese e l’allerta epidemiologica lanciata dall’Organizzazione panamericana della salute (Paho) sull’identificazione di possibili casi di infezione fetale – informa l’istituto Spallanzani, centro di riferimento nazionale per le malattie infettive – Emanuele Nicastri, direttore Uoc Malattie infettive ad alta intensità, ha trasmesso una nota alla Rete regionale di malattie infettive, di cui è coordinatore clinico, per richiamare l’attenzione sull’argomento.

“In caso di pazienti di ritorno dalle aree endemiche con sintomatologia febbrile acuta – si legge nella nota – si suggerisce di considerare in diagnosi differenziale, oltre alla malaria e alle arbovirosi più comuni sostenute da virus Dengue, Chikungunya e Zika, anche la infezione da virus Oropouche, con particolare attenzione alle donne in gravidanza”. E, di conseguenza, di inviare i casi sospetti allo Spallanzani dove “disponiamo dei test necessari e siamo pronti a identificare la sintomatologia clinica e nei nostri laboratori, diretti dal dottor Fabrizio Maggi, l’eventuale presenza del microrganismo”.

Il virus Oropouche si trasmette all’uomo principalmente attraverso la puntura di un moscerino o della zanzara Culex, ricorda lo Spallanzani. I sintomi della malattia comprendono la comparsa improvvisa di febbre, cefalea, rigidità articolare, dolori e, in alcuni casi, fotofobia, nausea e vomito persistente che possono durare da cinque a sette giorni. Sebbene la presentazione clinica grave sia rara, l’infezione può evolvere in meningite asettica. La guarigione completa può richiedere diverse settimane.

Negli ultimi 10 anni si sono verificati focolai di malattia da virus Oropouche principalmente nella regione amazzonica. Il virus è endemico in molti Paesi del Sud America, sia nelle comunità rurali che urbane. Periodicamente vengono segnalati focolai in Brasile, Bolivia, Colombia, Ecuador, Guyana francese, Panama, Perù e Trinidad e Tobago. Recentemente sono stati segnalati focolai nell’isola di Cuba.


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