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Violenze in ospedale, una e più al giorno. Daspo, Esercito e arresto “in differita” per combatterle

di Giorgio Brescia -


Violenze in ospedale, il bollettino si allunga: sarebbero più di una al giorno in tutta Italia. Numerose le proposte per combattere quest’ondata che terrorizza medici e infermieri, fino all’ipotesi dell’Esercito a presidiare le strutture sanitarie pubbliche.

L’ultima è invece quella di un disegno di legge che prevede di togliere il diritto a cure gratuite a chi si rende colpevole di violenze. L’ultimo episodio di questo agosto-settembre di terrore per medici e infermieri si è consumato all’Ospedale Riuniti di Foggia con il personale sanitario chiuso dentro una stanza per sfuggire alla rabbia di decine di parenti e amici di una paziente deceduta dopo una operazione. Nel 2023 – secondo i dati dell’Anaao-Assomed – le aggressioni sono infatti state 16mila, di cui un terzo fisiche e nel 70% dei casi verso donne.

Il vaso, per gli operatori sanitari, è colmo è il succo dei tanti appelli che hanno lanciato tanti protagonisti della sanità dagli Ordini dei medici ai sindacati di categoria fino alla Federazione delle asl e ospedali, la Fiaso. Una levata di scudi che ha portato anche diverse proposte. L’ultima in ordine cronologico è una proposta di legge del senatore FdI Ignazio Zullo e prevede una sorta di Daspo, una esclusione a tempo determinato, dalle cure gratuite nel Servizio sanitario nazionale per chi si rende autore di aggressioni al personale sanitario o di reati contro il patrimonio sanitario. L’obiettivo è “lanciare un messaggio forte e chiaro sulla gravità di talune manifestazioni violente in ambito sanitario” e dall‘altro a “costituire un fattore di deterrenza”. Non è chiaro come potrebbe poi essere applicato e monitorato nei posti, come i Pronto Soccorso, ove l’assistenza sanitaria è obbligatoria.

Il sindacato degli infermieri Nursing Up contro le violenze in ospedale chiede invece “l’immediata presenza dell’Esercito negli ospedali e la convocazione urgente del Comitato dell’Ordine e della Sicurezza Pubblica del Viminale”. Il sindacato ha anche ricordato che “nel mese di agosto, che ci siamo appena lasciati alle spalle, abbiamo calcolato 34 episodi di violenza, fisica e psicologica, su 31 giorni”.

C’è chi chiede telecamere, chi l’arresto immediato (che poi sarebbe ovviamente possibile in ogni luogo ove esista un Drappello di polizia negli ospedali. Chi, invece, ipotizza l’arresto in flagranza differita.

I sindacati dei medici si sono detti “pronti ad abbandonare gli ospedali” se non ci saranno “misure urgenti” contro le aggressioni. L’Anaao e Cimo chiedono “un piano straordinario di riforma del sistema delle cure e dell’emergenza” e nell’immediato “un incontro con il ministro della Salute affinché vengano condivise misure urgenti che possano fare da deterrente a questi raid insensati”. Applicare “l’istituto dell’arresto in flagranza differita anche nei confronti di coloro che commettono atti di violenza contro il personale sanitario” è il suggerimento del presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli. Ma non solo “chiediamo che le strutture ospedaliere, le strutture sanitarie siano video-vigilate in modo tale da applicare agli aggressori le pene previste dalla legge”, ha evidenziato Anelli.

L’istituto della flagranza differita “fu introdotto originariamente per contrastare la violenza in occasione delle manifestazioni sportive. Il suo ambito di applicazione è stato poi esteso, sino ad arrivare alla stesura del nuovo articolo 382-bis del Codice di procedura penale, che lo prevede per alcuni specifici delitti di violenza domestica e stalking che prevedono l’arresto in flagranza – ha ricordato la Fnomceo -. Secondo tale istituto, si considera comunque in stato di flagranza colui il quale, sulla base di documentazione video-fotografica dalla quale emerga inequivocabilmente il fatto, ne risulta autore, sempre che l’arresto sia compiuto non oltre 48 ore dal fatto”.

La Fiaso punta invece ad “un’azione determinata da parte delle forze di polizia e della magistratura con norme operative che consentano di procedere con l’arresto immediato dei responsabili. Senza misure di deterrenza concrete e tempestive, la situazione delle violenze in ospedale non può cambiare e il rischio è abituarsi a episodi di violenza reiterata nelle corsie contro chi, ogni giorno e tra mille difficoltà, assicura il diritto alla salute dei cittadini”.


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