Violenza e immigrazione, Francesca Totolo: “Verità censurata, voglio dare voce alle vittime dimenticate”
Il dibattito sull’immigrazione è sempre più centrale nel nostro Paese, sia per quanto riguarda casi di violenza perpetrata da immigrati irregolari sul suolo italiano, che per lo scontro tra politica e magistratura sul progetto Albania. Ne parliamo con Francesca Totolo, autrice del libro “Le vite delle donne contano” (Altaforte, 2024).
Francesca, un libro sui reati commessi dagli immigrati in particolar modo ai danni delle donne.
“Le vite delle donne contano” svela una realtà censurata per troppo tempo da media, politica e istituzioni, ovvero le violenze e gli omicidi di donne commessi da stranieri, richiedenti asilo e rifugiati in Italia e in Europa. Per non intaccare la narrazione sulla società multiculturale e sulla politica dei porti aperti all’immigrazione, i dati e i fatti di cronaca che ho raccontato sono stati completamenti sbianchettati dalla stampa nazionale. Infatti, la maggioranza degli stupri e dei brutali delitti riportati nel libro hanno avuto spazio solo sulle cronache locali. Quindi, la verità su ciò che sta accadendo nel nostro Paese e in altri Paesi europei vittime dell’immigrazione di massa è stata la molla che mi ha spinto a scrivere questo libro.
Cosa sta accadendo?
In media, il 40% delle violenze sessuali è commesso da stranieri, i quali rappresentano il 9% (clandestini inclusi) della popolazione residente in Italia. Nel 2023, il 26% degli omicidi di donne è stato perpetrato da immigrati. L’obiettivo del libro è quello di dare voce alle vittime, donne e ragazze spesso poco più che bambine, che non hanno avuto il dovuto spazio mediatico e istituzionale proprio perché l’aguzzino era straniero e, quindi, non si poteva crocifiggere “il figlio sano del patriarcato” italiano. I dati raccolti provengono dal Dipartimento di pubblica sicurezza del Viminale e, per gli altri Paesi europei, dagli istituti nazionali di statistica. I fatti di cronaca riportati sono stati ripresi principalmente da testate locali. Questo è un libro d’inchiesta, scevro da qualsiasi posizione politica.
Sei stata accusata di razzismo?
Sì, ma ho già spiegato che ho scritto anche delle donne straniere vittime di violenza e dell’aumento esponenziale dei delitti d’onore commessi da immigrati contro le loro stesse figlie, mogli e sorelle. Ad esempio, qualcuno si ricorda della piccola Gloria di due anni uccisa a Cremona dal padre ivoriano per far dispetto alla moglie connazionale che si voleva separare? Anche questo terribile fatto di sangue è stato censurato da una certa stampa nazionale
Pensi che sia possibile una piena integrazione?
Credo che culture non assimilabili non potranno mai essere veramente integrate. Ciò è dimostrato da Paesi con un’immigrazione ben più datata dell’Italia, come la Francia e il Regno Unito. Tutti ricordiamo le rivolte delle seconde e terze generazioni che hanno infuocato le città francesi nell’estate del 2023, tra guerriglia urbana, roghi di palazzi e saccheggi nei negozi. In UK, invece, le grooming gang di pakistani hanno stuprato, ridotto in schiavitù e ucciso più di 1.400 ragazzine fragili, definite “spazzatura bianca”. Queste bande hanno agito impunemente per decenni perché le autorità britanniche avevano nascosto sotto al tappeto tali delitti. Il motivo? Avevano timore che, se fossero diventati di pubblico dominio, ci sarebbero state derive razziste. Peraltro, come documento nel libro, diverse condanne nei confronti degli aguzzini pakistani sono state quantomeno ridicole. Favorendo lo sbarco a più di un milione di immigrati, perlopiù uomini di età compresa tra i 20 e i 30 anni, e osservando il preoccupante fenomeno delle baby gang multietniche, l’Italia è condannata alla medesima deriva autodistruttiva.
Ad oggi, come vedi la reazione della magistratura nei confronti del governo?
Fausto Biloslavo ha definito alcuni magistrati “attivisti giudiziari”. Credo che non ci sia miglior descrizione. Non ci sono soltanto le sospensioni dei trattenimenti degli immigrati in Albania disposti dai giudici della sezione immigrazione del tribunale di Roma. Ricordiamo la giudice Iolanda Apostolico che non aveva convalidato il fermo di alcuni immigrati nel centro di permanenza per i rimpatri di Pozzallo. Si era poi scoperto che la stessa aveva partecipato a una manifestazione della sinistra contro i decreti sicurezza a Catania nell’agosto del 2018. E ricordiamo pure lo scandalo Palamara e le connesse intercettazioni dove si parlava apertamente di colpire Matteo Salvini quando era ministro dell’Interno. Non vi è dubbio che una certa parte della magistratura voglia impedire qualsiasi iniziativa del governo decisa per bloccare l’immigrazione clandestina. Nel libro racconto anche di alcune decisioni dei giudici, come quelle di liberare gli immigrati clandestini e pericolosi socialmente dai centri di permanenza per i rimpatri, che poi si sono macchiati di successive violenze e omicidi.
Salvini e Meloni però continuano a portare avanti la battaglia.
Il governo Meloni fa benissimo a tirare dritto e a non farsi imporre l’agenda da una certa magistratura. Per quanto riguarda la lista dei Paesi sicuri per il rimpatrio degli immigrati irregolari con procedura accelerata di frontiera, a breve, verrà ridiscussa in Unione europea, come anticipato dalla presidente Ursula von der Leyen. Nel frattempo, però, c’è molto altro da fare. L’unica soluzione inattaccabile dai tribunali italiani per bloccare l’immigrazione clandestina è l’aumento dei fondi destinati alla Guardia costiera libica e a quella tunisina, anche utilizzando le navi e i velivoli militari italiani per aiutare le motovedette nordafricane nelle segnalazione dei barconi di immigrati e nel loro soccorso, ovviamente senza alcun trasbordo sulle imbarcazioni italiane.
Cosa ci dici dei paesi giudicati non sicuri?
Innanzitutto, è indispensabile chiarire che la Germania attua tranquillamente rimpatri in Afghanistan mentre la Svezia in Iraq, due Stati decisamente non sicuri. Al momento, secondo l’Unione europea, i Paesi definiti sicuri devono esserlo nella loro interezza territoriale. Ed è proprio questa la follia. Ad esempio, solo una minima e limitatissima parte dell’Egitto non è considerata sicura ma non si possono espellere egiziani con procedura accelerata di frontiera, indipendentemente da dove realmente risiedano. E ciò vale anche per il Bangladesh, Paese dove la Brac, una potentissima Ong, finanzia il viaggio degli immigrati verso l’Europa attraverso i cosiddetti “migration loan”, dei microcrediti da restituire in un secondo momento. Nel frattempo, con la scusa dei Paesi sicuri, l’Italia stessa si è trasformata in un Paese non sicuro, dove intere aree sono ormai ostaggio della criminalità d’importazione, dove si rischia la vita a bordo dei mezzi pubblici e si può venire aggrediti anche negli ospedali.
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