Politica

Vicenza, dopo 35 anni Lega senza consiglieri: l’attacco a Salvini

di Ivano Tolettini -


Vicenza, dopo 35 anni Lega senza consiglieri: l’attacco a Salvini – Maltauro: “L’estrema destra del segretario non mi rappresenta”

Dice che la Lega su posizioni di destra estrema, anti-europea a Bruxelles dov’è alleata con Le Pen e Vox, che esulta per la tedesca AfD, dopo avere sacrificato il totem del federalismo per l’abbraccio col generale Roberto Vannacci, non gli interessa più. Il motivo? Perché non è più nelle sue corde ideali e di conseguenza se ne va sbattendo la porta del Carroccio. Sì, fa un certo effetto annotare che nella patria del Lighismo doc, dove avvenne l’esordio pubblico il 9 dicembre 1979 nella prolifica terra berica anticipatrice del leghismo bossiano, il simbolo del partito di Salvini viene ammainato in sala Bernarda, sede del Consiglio comunale di Vicenza. Succede perché il 25enne Jacopo Maltauro (nella foto con Salvini), alla seconda legislatura dopo essere stato il più giovane degli eletti a 18 anni, unico candidato leghista promosso due anni fa con il 6,43% del consenso, quando il rappresentante locale del centrosinistra Giacomo Possamai sbaragliò il centrodestra diventando sindaco, non si riconosce più in quei valori che 15enne lo spinsero a sposare la causa che in Veneto è interpretata dal moderato e liberale Luca Zaia, attento ai diritti civili. Non ha dormito l’ultima notte sapendo che avrebbe annunciato l’indomani l’uscita dal partito – spiega ai cronisti che lo cercano -, perché “quella Lega che è stata casa mia, il movimento giovanile la mia famiglia, il partito che ho sempre votato da quando il diritto di voto e il partito che mi ha dato per la prima volta l’opportunità di candidarmi per servire le istituzioni e i cittadini di Vicenza” non è più quella cosa politica in cui credeva. Maltauro abbandona la bandiera leghista, ma non esce dal Consiglio perché trasloca nel gruppo misto e questo non è piaciuto a Manuela Dal Lago, storica leader del leghismo targato Bossi, in rotta anche lei da tempo con Salvini, ma che richiama il più giovane collega alla coerenza. Se lo avesse fatto sarebbe subentrata un’assessora leghista delle giunta uscente di centrodestra, che avrebbe continuato a professare il nuovo verbo leghista. “Sono uscita da dieci anni e oggi la politica della Lega è ancora peggio – afferma Dal Lago ai cronisti -, ci sta non condividere la linea politica, ma non si può lasciare un partito continuando ad occupare un posto ricoperto in nome e e grazie ai voti dello stesso”. Certo, ritorna in ballo come in un refrain parlamentare la questione del vincolo di mandato che non c’è, tuttavia Maltauro fa spallucce e va avanti per la propria strada. Ciò che lo disturba da liberale federalista e moderato, è che a suo avviso il Salvini-pensiero tradisce quel Nordest che ha fatto la sua fortuna sulla piccola e piccolissima impresa manifatturiera, intessuta di lavoratori autonomi e dipendenti che guardavano alla Lega come il canale privilegiato per manifestare sia le domande, che le rivendicazioni nei confronti di un centro, impersonificato da Roma, che non voleva sentire ragioni a perdere parte del proprio potere in nome dell’autonomia. “La Lega oggi tradisce quel federalismo che è stato l’argomento che ho portato alla maturità – analizza sui social – e che poi ho continuato a coltivare negli studi universitari; il liberalismo in economia e nei valori di fondo della visione della società, come l’autonomia e la vicinanza ai ceti produttivi di questa terra”. Ebbene, l’antitesi secondo il giovane consigliere comunale di quel partito, che tuttavia un politologo dalla vista lunga come il professore Ilvo Diamanti descrive come rappresentato da “discese ardite e risalite che hanno caratterizzato questo attore politico nel corso degli ultimi trent’anni”. Per questo motivo Manuela Dal Lago è convinta che “i vicentini e i veneti hanno ancora il cuore con la Lega, ma non la votano finché c’è Salvini”, tanto da essere passati armi e bagagli con Fratelli d’Italia, che alle politiche nel 2022 proprio nel Veneto ha conseguito il migliore risultato in Italia issandosi al 32,57%, facendo ancora meglio alle europee 2024 col 37,58%. Il congresso federale di Firenze per Jacopo Maltauro è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso della sua frustrazione politica, quando la linea anti-europea alleata con l’estrema destra ha prevalso. “Da liberale, federalista, di centrodestra, vicino alle imprese, distante dalla sinistra e dall’estrema destra non potevo più rimanere in questa Lega – conclude -, la mia è una profonda delusione politica perciò ho preferito lasciare”. Perché quella “fortezza inaccessibile”, come la definiva Diamanti, che interpretava soprattutto gli interessi delle masse del Nord, è venuta meno agli ideali dei padri fondatori.


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