Verità su Ustica: Ecco il documento Usa che deve far riaprire il caso
Verità e Giutizia su Ustica: Ecco il documento Usa che deve far riaprire il caso – a cura di Franco Bonazzi
consulente tecnico al processo penale e Carlo Giovanardi
Il Dc 9 Itavia, con 81 persone a bordo, esplose nei cieli di Ustica il 27 giugno del 1980, quasi 45 anni fa. Consigliamo a chi vuol approfondire la questione di leggersi il libro appena uscito dal titolo “Uscire dal Labirinto – Ustica dalla A alla Z”, (LoGisma editore) a cura di Gregory Alegi con venticinque autori per oltre 400 voci. La pubblicazione, voluta dalla Associazione per la Verità sul disastro aereo di Ustica (Avdau), formalmente riconosciuta dalla Presidenza del Consiglio e presieduta dalla signora Giuliana Cavazza, che perse la madre nell’esplosione e dalla signora Flavia Bartolucci, figlia dell’ex Capo di Stato Maggiore della Difesa Lamberto, rilancia verità accertate, mistificate da decenni di leggende metropolitane e fantasiose ricostruzioni dell’accaduto.
Basti dire che ci sono una trentina di versioni diverse di una battaglia aerea mai avvenuta; l’ultima, recentemente sposata da Giuliano Amato, da Report e dal Fatto Quotidiano, attribuisce addirittura l’abbattimento agli israeliani, dimenticando il dito puntato precedentemente su francesi, americani, libici, italiani, marziani, ecc. Viceversa, il Governo italiano, il Parlamento, le sentenze penali, la perizia tecnica sulle cause del disastro hanno accertato, senza un minimo dubbio, che il DC 9 venne abbattuto dall’esplosione di una bomba nella toilette posteriore di bordo. Chi cita la sentenza della Cassazione civile, che ha condannato lo Stato italiano a pagare 330 milioni di euro di risarcimenti, omette sempre di ricordare che questa sentenza, che ha ritenuto battaglia aerea e missile “più probabile che non”, vale solo tra le parti, essendo stata l’Avvocatura di Stato estromessa dal processo per essersi costituita in ritardo. Ricordiamo ancora che ogni famiglia ha già ricevuto a suo tempo 150 mila euro di indennizzo una tantum e ogni coniuge e parente sino al secondo grado continua a ricevere 2.200 euro mensili di vitalizio rivalutabili.
Davanti a questo quadro storico ci sono alcune grandi novità.
Il Gip di Roma dovrà decidere, infatti, sull’archiviazione dell’indagine su Ustica chiesta dal Pubblico Ministero Erminio Amelio, alla quale l’Associazione per la Verità si è formalmente opposta, in quanto le indagini fin qui condotte dalla Procura non hanno tenuto conto né delle risultanze peritali né delle sentenze penali che avevano categoricamente escluso qualsiasi battaglia aerea. Non sono stati neppure tenuti nella dovuta considerazione gli importanti documenti, successivamente desecretati dai Governi Draghi e Meloni, sulla pista palestinese.
Tra questi è particolarmente importante l’allarme lanciato dal Colonnello Stefano Giovannone del Sismi da Beirut il 27 giugno mattino – lo stesso giorno del disastro di Ustica – con il quale avvertiva Roma che eravamo nell’imminenza di un possibile attentato, non essendo il Governo italiano riuscito a liberare Abu Saleh, arrestato mesi prima in violazione, secondo i palestinesi, del cosiddetto “Lodo Moro” che consentiva loro di trasportare armi in Italia in cambio della garanzia che non avrebbero colpito il nostro Paese.
Un altro evento che pare trascurato è quello che riguarda il recente sequestro di 130 milioni di euro dei risarcimenti destinati agli eredi della compagnia Itavia finiti nelle mani di due ex componenti del CdA di Itavia che li stavano sperperando in spese pazze.
Altre anomalie sul caso Ustica erano note da tempo ed ai massimi livelli. Lo dimostra il documento dell’Ambasciata degli Stati Uniti a Roma del 2 agosto 1991 nel quale l’allora Ambasciatore Peter Secchia riferiva al suo governo: “Nel corso di una recente riunione il Capo di Gabinetto del Presidente (Francesco Cossiga, ndr), Sergio Berlinguer” ha detto all’Ambasciatore che “le storie (sull’incidente di Ustica) che vengono stampate regolarmente sono così inverosimili che sfiorano il ridicolo”.
“Questi giornalisti vengono pagati o incoraggiati a continuare queste storie da tre gruppi:
1) La compagnia di assicurazione, che ha ritardato tutti i pagamenti. Se questo era un atto di potere straniero, il governo deve pagare. Se è stato un incidente (come originariamente pensato), la Compagnia di Assicurazione deve pagare. Dopo dieci anni si sa che il denaro che la compagnia assicurativa non ha pagato si è più che raddoppiato.
2) Le famiglie delle vittime.
3) I proprietari delle compagnie aeree.
Sappiamo per certo che questo è ciò che sta accadendo. Secchia”.
Ci domandiamo, e domandiamo a tutte le Istituzioni, come sia possibile rendere giustizia alle vittime ed alle loro famiglie se si vogliono archiviare le indagini proprio nel momento in cui emergono queste verità per troppi anni coperte dal segreto di Stato.
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