Ambiente

Verde nucleare, strada obbligata per la transizione

di Cristiana Flaminio -


Senza il nucleare scordatevi la decarbonizzazione e quindi la transizione. E bisogna stare ottimisti perché entro il 2050, cioè tra 25-30 anni, potremmo arrivare quantomeno vicini al net zero e lo faremo sfruttando la fusione nucleare. Di energia nucleare se ne è parlato, ieri, alla Camera dei Deputati, durante un convegno organizzato a proposito dal gruppo di Forza Italia. Tra i relatori, c’era l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi. Secondo cui la fusione nucleare rappresenta “uno dei punti del mosaico che compone la nostra traiettoria al 2050” verso il net zero, cioè l’abbassamento, fino all’annullamento, delle emissioni in atmosfera. Descalzi ha spiegato che Eni investe e crede nella ricerca sul settore: “Abbiamo una larga collaborazione sul piano della fusione ci abbiamo messo poco più di mezzo miliardo. La fissione di quarta generazione, che è molto vicina alla fusione, è in linea con i nostri processi di circolarità”.

La correlazione tra decarbonizzazione e nucleare è più stretta di quanto si possa immaginare. Almeno secondo Paolo Barelli e Luca Squeri, rispettivamente presidente dei deputati di Forza Italia e responsabile del dipartimento energia del partito azzurro. “L’energia nucleare è fondamentale per arrivare a una decarbonizzazione seria e sostenibile, perché l’impiego delle rinnovabili al massimo potenziale, che comunque va perseguito, non è sufficiente”. Barelli e Squeri, in un messaggio congiunto, hanno poi sottolineato che “Forza Italia e il centrodestra hanno nel programma la reintroduzione dell’utilizzo dell’energia nucleare civile, dopo che l’abbiamo abbandonata quarant’anni fa”. Questo perché, secondo i forzisti, “È necessario convincersi, e Forza Italia lo è pienamente, che, dopo tutto questo tempo, questa energia possa tornare ad essere utilizzata e dare un importante contributo al funzionamento della nostra economia e della nostra vita. Silvio Berlusconi, nel 2011, provò a perseguire questo obiettivo. Poi ci fu l’evento di Fukushima che, purtroppo, inficiò il risultato del referendum. Ma, da uomo lucido e di visione, decise che sarebbe stato meglio aspettare un rasserenamento dell’opinione pubblica, prima di ricominciare il cammino. Ora, quel cammino va ripreso”.

Alla tavola rotonda è intervenuto anche l’ex ministro alla transizione, oggi amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani. Che ha deplorato il fatto che “per anni si sia ideologizzato un argomento che va affrontato semplicemente studiando”.  “L’invito, ora che faccio un altro mestiere – ha affermato Cingolani – , è che su questi numeri e su queste cose si faccia una riflessione pacata. Ovviamente coinvolgendo tutti, ma i numeri la soluzione la contengono”. L’ex ministro se l’è presa con i Nimby e i “dibattiti” social: “La politica energetica deve essere sartoriale sul posto e sul bisogno. È economia. Non si risolve su Twitter. Qui non serve Twitter, purtroppo è fatica e non c’è scorciatoia”. La transizione si fa con il nucleare. Al di là dei dibattiti social.


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