Attualità

Ventiquattro anni di buio: la storia di Josef Fritzl

di Francesca Petrosillo -


di FRANCESCA PETROSILLO – Ci troviamo ad Amstetten, Austria, nel 1984, quando un padre di famiglia, Josef Fritzl, rapisce sua figlia Elizabeth, la rinchiude nel bunker costruito sotto casa e la tiene segregata per 24 anni, sottoponendola a quotidiane violenze sessuali, da cui sono nati sette bambini. Fritzl, classe 1935, dopo un’infanzia travagliata e condita da molestie verbali e fisiche, e dopo una condanna per stupro nel 1967, riesce a costruirsi un’immagine rispettabile con la moglie Rosemarie, ignara, a detta sua, di che mostro fosse il marito. Elizabeth, la figlia minore, dopo anni di violenze da parte del padre, a 15 anni decide di scappare di casa, ma ritrovata dalla polizia viene riportata dai genitori.

Il 24 agosto 1984 Josef e Rosemarie denunciano ancora la scomparsa di Elizabeth, nuovamente scappata. La verità è ben diversa: Josef la attira nel sottoscala e la rinchiude. Di lì in poi Elizabeth non vedrà più la luce per 24 anni. Da quel giorno vive un incubo: il padre le fa visita quasi tutti i giorni. La picchia, la sevizia e la violenta. Da questi rapporti incestuosi nascono sette bambini, Kerstin, Stefan, Lisa, Monika, Alexander, Felix e Michael (che muore dopo soli tre giorni). Tre le vengono portati via per essere accuditi al “piano di sopra” mentre gli altri rimangono con la mamma.

Il 19 aprile 2008 Kerstin a causa di un problema di salute viene portata all’ospedale dal padre/nonno dopo le ripetute suppliche di Elizabeth. I medici, viste le condizioni della ragazza si insospettiscono e chiamano la polizia. il caso della scomparsa di Elizabeth viene riaperto: Josef Fritzl, alle strette, il 26 aprile, dopo 8.516 giorni di prigionia, decide di liberare la figlia e di portarla in ospedale, non prima di averla minacciata di uccidere i suoi figli se avesse rivelato la verità. Elizabeth, ormai al sicuro, racconta tutto alla polizia. Il 13 novembre 2008 Fritzl viene incriminato per riduzione in schiavitù, sequestro di persona, stupro, coercizione, incesto e omicidio colposo del neonato Michael. Nonostante gravi disturbi di personalità, è ritenuto capace di intendere. Il processo inizia il 16 marzo 2009: Fritzl si dichiara colpevole eccetto che per l’omicidio e le minacce di morte. Il 19 marzo 2009 viene condannato all’ergastolo senza libertà condizionale per 15 anni. Decide di cambiare il suo cognome in Mayrhoff, e nel 2024, a causa della demenza senile, viene trasferito in un carcere ordinario.


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