Veleni e streghe all’ombra della Dormiente
Veleni e streghe all’ombra della Dormiente – “Svolge una funzione sociale” il ciclo di appuntamenti in programma fino al prossimo 20 marzo, presso l’Archivio di Stato beneventano, dal titolo “Fare Storia, Incontri d’Archivio”. Così il Dott. Carmine Venezia, direttore dell’ente e curatore della kermesse volta a valorizzare il nostro patrimonio identitario. Un percorso a ritroso nel tempo che, durante il secondo meeteng, in programma il prossimo 23 gennaio, analizzerà il testo di Beatrice del Bo “Arsenico e altri veleni. Una storia letale nel Medioevo”, non a caso nella patria delle donne più perseguitate e temute del XV secolo perché ritenute autrici di orrendi crimini tramite sostanze venefiche: le streghe. Mentre l’etimologia di tale appellativo risiede probabilmente nel termine Strix, uccello mitologico con un seno colmo di veleno a metà tra un’arpia e un vampiro, la collocazione delle fattucchiere nel capoluogo campano si deve alla narrazione di Bernardino da Siena, che dopo aver trascorso molti anni all’ombra della Dormiente, giunto a Roma dipingeva nei sermoni le donne come nemiche della Chiesa in quanto erboriste, indovine, alleate del demonio e responsabili di terribili misfatti. Accuse che portarono a morire sul rogo povere sventurate tra cui Matteuccia da Todi descritta come ‘domina herbarum’: nel suo atto di accusa si cita per la prima volta l’esistenza dell’unguento malefico e la formula magica che consentiva alle donne di volare e di essere condotte al noce di Benevento “Unguento, Unguento portami al noce di Benevento supra acqua et supra vento et supra omnia malotempo”. Stessa sorte toccò a Mariana di Sisto, Faustina Orsi e bellezza Orsini che però morì suicida in carcere: in tutti questi processi le donne riferiscono della città sannita, dei sabba notturni intorno al noce e della medesima formula magica. Da qui la leggenda secondo cui Benevento sarebbe stato il covo delle streghe provenienti da tutta Europa per riunirsi intorno al maestoso noce: ad esso era appeso una pelle di capro e le donne vi giravano intorno contorcendosi in danze e riti orgiastici. Anche la scelta del noce, pianta sacra a Diana da cui deriva lo stesso nome con cui viene indicata la strega beneventana Janara ( sacerdotessa di Diana), riporterebbe a una sinistra connotazione, in quanto si attribuivano all’arbusto poteri magici: in realtà l’arbusto ha potere curativo, così come irreale era il volo delle streghe, frutto di allucinazioni provocate da sostanze psicotrope naturali assorbite con gli unguenti, come spiega Giovambattista Della Porta nel De Humana Phisiognomonia.
Torna alle notizie in home