Attualità

VATICAOS

di Andrea Canali -

PAPA EMERITO BENEDETTO XVI JOSEPH RATZINGER PAPA FRANCESCO JORGE MARIA BERGOGLIO


Con la morte terrena del Papa emerito Benedetto XVI, che amava la musica e i gatti e che apprezzava gustare per il suo compleanno lo strudel, essendo molto più sensibile, umile e gentile di quello che potesse apparire, sembrerebbe riaprirsi una riflessione tutta interna alla Chiesa cattolica, che perdura già da un po’ di tempo ed è molto impegnativa, ancorché gravosa. Infatti, mentre migliaia di persone gli rendono omaggio in San Pietro, e si commuovono nel poterlo vedere e salutare, si riapre nella storia della Chiesta Cattolica la annosa questione della visione delle due Chiese, ossia quella progressista, contrapposta a quella conservatrice. Da sempre, a livello comunicativo, nei conclavi del novecento, finanche ai primi due degli anni duemila, che hanno portato alle elezioni di Ratzinger e Bergoglio, si è sempre voluta creare una fazione di cardinali progressisti, con i loro candidati, fronteggiati da un’ala più prudente, sostenuta dai propri fidati porporati. Spesso, la storia, ha visto trionfare invece una terza via che rappresentasse, appieno, lo specchio dei tempi. Cosa succederà ora con la dipartita di Benedetto XVI? Continuerà questo clima di apparente distensione, dovuto alla presenza di due Papi in Vaticano, oppure l’ala ratzingeriana, sostenuta dai cardinali meno favorevoli ad una deriva “luterana” del cattolicesimo, e foraggiata dai potenti mezzi economici dell’episcopato statunitense, uscirà allo scoperto, sconfessando il pontificato di Bergoglio? Certo, numeri alla mano sembrerebbe che il collegio cardinalizio sia numericamente composto in misura maggioritaria da porporati nominati da Papa Francesco, ma i fedelissimi di Benedetto XVI, fuori e dentro la Curia romana, sono tanti e, di sicuro, non silenziosi. Forse potrebbero avere deliberatamente deciso di passare questi anni sotto traccia al fine di organizzare la controrivoluzione per il prossimo conclave, in modo da poter nominare un Papa a loro gradito. Sempre che Papa Francesco opti anche lui per le dimissioni, aprendo in tal modo formalmente la sede vacante per l’elezione di un nuovo Romano pontefice. Certo, questo potrebbe anche portare, di concerto ai gruppi sedevacantisti, ad uno scisma “a destra” di cui si è spesso paventato, nel corso degli anni, all’interno della Chiesa cattolica. Perlomeno, già a partire da prima della fine del Concilio Vaticano II, che volevano rovesciare prima dell’elezione di Papa Paolo VI. La restaurazione, nell’anno 2007, da parte di Benedetto XVI, dell’antica messa tridentina in Latino, peraltro mai abolita del tutto, ma solo abbandonata come rito ordinario e mantenuto come rito straordinario, aveva in parte placato le annose questioni che ora, forse, potrebbero riaprirsi e tornare allo scoperto. Di contro, la Chiesa cattolica rischia un profondo scisma anche “a sinistra”. La Conferenza Episcopale tedesca, anche essa molto ricca e numericamente cospicua, sostiene profonde innovazioni in seno alla vita ecclesiale. Possibilità alle donne di celebrare i sacramenti liturgici; consentire la stessa facoltà finanche ai preti sposati e benedizione delle coppie omosessuali sono solo alcuni dei punti che tale episcopato propone alla Chiesa cattolica, nel prossimo Sinodo dei Vescovi, che già si preannuncia particolarmente infuocato. Anche perché, tenendosi il predetto Sinodo, la prima parte nell’anno appena inaugurato, e per la seconda nell’anno venturo, traghetterà la Chiesa direttamente verso il Giubileo del 2025. Ma, soprattutto, quale Papa sarà alla guida della Chiesa? La questione non è di poco conto. Alcuni settori del cattolicesimo sostengono che tali proposte, avanzate dalla Chiesa tedesca, portino direttamente ad una liturgia che possa accontentare sia i cattolici, sia i protestanti. Con loro somma disapprovazione. Paradossale sapere che proprio Ratzinger, contrario a tali derive, veniva proprio dalla terra tedesca. Se con il suo pontificato, la volontà di “germanizzare” la Chiesa è fallita, sicuramente la battaglia è ancora aperta. La visione dell’attuale Sommo Pontefice, come da Sue parole, in merito ad eventuali scismi, è molto chiara e netta: “Nella Chiesa ci sono stati tanti scismi. È una delle azioni che il Signore lascia sempre alla libertà umana. Non ho paura degli scismi, prego perché non ce ne siano, perché c’è di mezzo la salute spirituale di tanta gente. Il cammino nello scisma non è cristiano. Uno scisma è sempre una situazione elitaria. E comunque le cose sociali che io dico sono le stesse che ha detto Giovanni Paolo II io copio lui”.
Come finirà questa diatriba è ancora presto per dirlo anche perché, con la morte di Benedetto XVI, la questione è stata appena riaperta.


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