Economia

Vanoi, il Veneto dice no alla diga ma riparte la Valdastico Nord

di Ivano Tolettini -


No alla diga che potrebbe trasformarsi in un altro Vajont, sì alla prosecuzione dell’autostrada fantasma Valdastico Nord con sbocco a Rovereto Sud. Nell’arco di pochi giorni la cronaca politica del Nordest consegna due verdetti significativi a livello di infrastrutture primarie. Sono bastate due affollate assemblee pubbliche in tre giorni, di cui la prima in Trentino a Canal San Bovo con le vivaci proteste della popolazione e delle associazioni, e con la netta presa di posizione della giunta Fugatti contro la costruzione della diga del Vanoi di cui ci siamo occupati nei giorni scorsi, per indurre il governatore Luca Zaia a fare subito marcia indietro.

La Regione Veneto l’altra sera ha scritto una lettera al Consorzio di bonifica Brenta, che si era assunto l’onore di avviare l’iter per la progettazione dopo l’iniziale sì di Venezia, per sottolineare che “senza certezze assolute diciamo no” alla diga che avrebbe dovuto sorgere a cavallo di Trentino e Veneto, nel Bellunese, e che a regime avrebbe dovuto contenere fino a 30 milioni di metri cubi per regolare i periodi di siccità e attenuare quelli di intensa piovosità. A spaventare adesso è “l’elevata fragilità geologica”, come scrive il governatore Zaia al Consorzio, che invece per bocca del suo responsabile Enzo Sonza continua a sostenere che l’opera “si può fare”.

Ma la netta presa di posizione del Trentino, a cominciare dal presidente Fugatti sul quale converge anche l’opposizione di centrosinistra, oltre a quella delle associazioni e delle popolazioni interessate dalla grande opera, di fatto chiude la partita. Perciò l’idea progettuale che affonda le sue origini alla fine degli anni Sessanta ancora una volta è destinata al box, sebbene Sonza ripeta che è una “responsabilità storica per i contrari” viste le urgenze idriche poste dai cambiamenti climatici. Se è vero che una parola importante l’avrà il ministero dell’Agricoltura, è altrettanto vero che il parere del Trentino in qualità di provincia autonoma è paritetico a quello di Roma, per dire che senza il via libera della giunta Fugatti (“che non ci sarà mai perché non possiamo rischiare un altro Vajont”, ripete il governatore) ogni ipotesi di realizzazione appartiene al libro dei sogni.

Valdastico Nord

Anche per la prosecuzione dell’autostrada Valdastico fino a Trento il parere della giunta Fugatti è decisivo, come in passato hanno messo in risalto Consiglio Stato e Cassazione quando, ma a differenza della diga del Vanoi la maggioranza trentina è favorevole alla prosecuzione purché lo sbocco sulla A22 sia a Rovereto Sud. I veneti, in particolare le categorie economiche vicentine, vorrebbero lo sbocco più a Nord, ma Trento non ci sente da sempre e l’unica alternativa realizzabile è quella di Rovereto, anche se il percorso è un po’ più lungo. Lunedì scorso la Terza commissione del Consiglio provinciale ha votato a maggioranza il disegno di legge trentino della cosiddetta variante al Pua al corridoio est. Adesso il disegno legislativo passerà in assemblea che, salvo clamorose sorprese, dovrebbe essere votato. A questo punto, considerando che c’è in gioco c’è anche il futuro della concessione della A4 Holding, che gestisce anche la Valdastico oltre alla Brescia-Padova, e che scadrà tra un paio d’anni, è probabile che il progetto esecutivo arrivi a destinazione.

Certo, non mancano i contrari in Trentino, come la comunità della Val Lagarina e i Comuni di Rovereto, Trento e Vallarsa, oltre ad altre posizioni critiche, così come sul fronte vicentino alcuni comuni della Valdastico, ma rispetto al passato con l’appoggio della giunta di Trento l’autostrada fantasma, per quanto l’iter appaia ancora molto complicato, potrebbe finalmente vedere la luce. Sono favorevoli anche le comunità della Valsugana e il Comune di Ala, in particolare la prima che col prevedibile aumento del traffico dovuto alla Pedemontana Veneta, apprezza l’opportunità dell’alternativa viaria. “La Valdastico Nord è un asse viario strategico per il Trentino – conclude Fugatti – e noi ci crediamo”.


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