Le vacanze in Italia? Roba da ricchi. E magari stranieri. Preferibilmente. Gli operatori italiani puntano fortissimo sul modello Costiera amalfitana: prezzi impazziti per creare quell’esclusività che attrae la clientela cosiddetta “altospendente”. Euro, tedeschi o francesi per favore, sterline, dollari, yen: tutto fa brodo e fatturato. E per le famiglie italiane ipotizzare una settimana di relax, al mare, in montagna o in città, diventa un incubo. Tutti gli osservatori, tutti gli analisti concordano: i prezzi del turismo interno sono fuori controllo. L’Osservatorio Turismo di Confcommercio, nell’ultimo focus dedicato appunto alle vacanze condotto in collaborazione con Swg, ha riferito che la spesa media, quest’anno, sarà di 1.190 euro pro capite. In aumento del 10% rispetto all’estate scorsa: cento euro “puliti” in più da investire. Stando, invece, all’indagine Coldiretti-Ixé, saranno almeno 38 milioni gli italiani che si concederanno (almeno) un giorno di svago e vacanza. Spendendo mediamente 746 euro a testa per un aumento della spesa complessivo stimato, addirittura, nel 12 per cento. Un salasso. Che peggiora, ancora di più, nelle previsioni dell’Osservatorio Findomestic che, nel suo recente focus dedicato al turismo, ipotizza una spesa media complessiva (a famiglia) di circa 1.800 euro a famiglia per un aggravio stimato in circa il 15 per cento rispetto all’anno passato. Che, a dirla tutta, già era stato abbastanza salato per i vacanzieri che avevano scelto di restare in Italia a consumare ferie e risparmi. Secondo Bankitalia, rispetto all’estate 2022, l’inflazione relativa alle attività turistiche risulta “nettamente superiore a quella media dei servizi”. Nel bollettino economico licenziato da Palazzo Koch nei giorni scorsi, si leggono le cifre della stangata: “Dopo il crollo del comparto durante la pandemia dal 2022 la spesa per servizi relativi al turismo è tornata a contribuire positivamente alla crescita del Pil dell’Italia. In particolare, nel 2023 i consumi delle famiglie residenti e non residenti per servizi di alloggio e di ristorazione – le principali voci di spesa connesse con il turismo – sono saliti del 5,4 per cento in termini reali rispetto al 2022”. Già un anno fa il trend era in netta ascesa, quest’anno promette di salire ancora di più. E difatti i consumatori del Codacons, nelle scorse settimane, avevano annunciato che questa sarebbe stata l’estate dei rincari: “I listini di hotel, case vacanze, b&b ad agosto registrano nelle principali località d’Italia aumenti compresi tra il 15 e il 25%”. Ciò accadrebbe, secondo il Codacons, per “colpa” degli algoritmi. Che funzionerebbero, per intendersi, come quelli già finiti nel mirino dell’Anti-trust per i biglietti aerei che hanno scatenato una ridda sanguinosa di polemiche sul caro voli un anno fa.
La legge del mercato, la sempre più invisibile “mano” miracolosa ipotizzata da Adam Smith, non funziona. Più l’Italia aumenta i prezzi, più gli stranieri si fiondano ad affollare spiagge, ad affittare stanze, a prenotare ristoranti. È sempre lo studio di Bankitalia a sancire che “nel primo trimestre (di quest’anno ndr) la spesa reale dei viaggiatori stranieri, al netto di fattori stagionali, ha registrato un ulteriore leggero incremento”. Da ciò ne consegue che il peso dei turisti stranieri “è cresciuto nel confronto allo stesso trimestre del 2023”. I prezzi alti nel turismo sono un guaio per tutti: “Anche per effetto della ripresa della domanda, dall’estate del 2022 in Italia l`inflazione relativa alle attività turistiche (alloggi, ristoranti, pacchetti vacanze e trasporti) è stata nettamente superiore a quella media dei servizi – ribadiscono gli analisti di Palazzo Koch – . E questo divario, pur essendosi progressivamente ridotto nei primi sei mesi del 2024, resta ancora positivo e concorre quindi alla lentezza della disinflazione dei servizi”. Non ditelo alla Lagarde.
Insomma, prepariamoci a un’altra polemica sugli italiani trattati da traditori della Patria o cafoni più o meno arricchiti che scappano altrove per non farsi spennare dai loro stessi connazionali. Stando ai numeri dell’osservatorio Panorama Turismo – Mare Italia di Jfc, le famiglie sceglieranno (di nuovo) di andarsene al mare in Albania, in Croazia o in Grecia. Mentre, sul bagnasciuga tricolore aumenteranno gli stranieri. Su un totale stimato di 407 milioni di presenze nel comparto balneare, quelle “italiane” caleranno del 4,4% attestandosi a poco più di 312,5 milioni mentre, contestualmente, i turisti provenienti da ogni altra parte del mondo garantiranno poco più di 94,5 milioni di presenze (+11,6%). Meno italiani, con la loro fissa per il risparmio, più stranieri, di manica larga e generose gesta. Farsi la vacanza, in Italia, diventa così una roba per ricchi.