Usa e Russia gettano le basi per un percorso di pace in Ucraina
I colloqui di pace a Riad tra le delegazioni di Usa e Russia sono andati “bene”. Il primo passo, propedeutico all’avvio dei negoziati veri e propri, è stato fatto. Si è discusso anche dell’incontro tra i presidenti Vladimir Putin e Donald Trump, ma è improbabile che si svolga la prossima settimana, come ha scritto Bloomberg.
Washington e Mosca hanno accettato di rispettare gli interessi reciproci. Hanno inoltre convenuto di ripristinare il numero dei dipendenti delle ambasciate al livello ante-guerra. Entrambe le parti dovranno fare rinunce. Il “supervisore” di Trump, Steve Witkoff, ha dichiarato: “Non potevamo immaginare un miglior risultato per questi negoziati”.
Usa e Russia hanno concordato su quattro principi. Il segretario di Stato americano Marco Rubio, ha precisato che il primo serve a “ristabilire la funzionalità delle nostre rispettive missioni a Washington e Mosca”, perché “per poter continuare a procedere su questa strada, abbiamo bisogno di strutture diplomatiche che siano operative e funzionanti normalmente”.
In secondo luogo, ha proseguito Rubio, “nomineremo un team di alto livello per aiutarci a negoziare e a raggiungere la fine del conflitto in Ucraina in un modo che sia duraturo e accettabile per tutte le parti coinvolte”.
Il terzo punto prevede di creare le condizioni adatte “per iniziare a discutere, riflettere ed esaminare sia la cooperazione geopolitica che quella economica che potrebbe derivare dalla fine del conflitto in Ucraina”.
Eventuali concessioni da parte della Russia, ha spiegato ancora il capo della diplomazia statunitense, saranno “il frutto di un lungo e difficile processo diplomatico che si svolgerà a porte chiuse”.
Il segretario di Stato ha elogiato il presidente Donald Trump, ritenuto il solo che si è dimostrato in grado di “spingere la guerra” in Ucraina “verso una conclusione”. Rispetto all’Unione Europea, ha assicurato che “a un certo punto sarà al tavolo”.
Per il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, Mike Waltz, “la cosa più importante è che l’auspicio del Presidente, e la sua determinazione, è di porre fine a questa guerra, porre fine al bagno di sangue in corso…che non è nell’interesse di nessuno dei due Paesi. Non nell’interesse del mondo e certo non nell’interesse degli Stati Uniti e dell’Europa”.
Walz ha rimarcato che gli Stati Uniti consultano i loro alleati, Ucraina e Paesi europei, “letteralmente quasi su base quotidiana e continueranno a farlo”.
Dopo il faccia a faccia con la diplomazia statunitense in Arabia Saudita, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha evidenziato alla stampa che Donald Trump è stato il “primo dei leader occidentali” ad osservare che l’ipotesi di “trascinare l’Ucraina nella Nato è stato uno dei più grandi errori del Presidente Biden”. I colloqui sono stati definiti “utili”.
Putin ha affermato più volte più volte che l’espansione della Nato e l’ingresso di Kiev nel blocco atlantico, costituirebbero una “minaccia diretta” per la Russia. “Qualsiasi comparsa di forze armate sotto un’altra bandiera non cambia nulla. È ovviamente del tutto inaccettabile”, ha proseguito Lavrov.
Affrontato anche l’aspetto “economico”. Sergei Lavrov ha parlato di “un forte interesse nel rimuovere le barriere artificiali allo sviluppo di una cooperazione economica reciprocamente vantaggiosa”.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha criticato il summit russo-statunitense. “I negoziati sono in corso ora tra i rappresentanti russi e americani. Ancora una volta, sull’Ucraina e senza l’Ucraina”, ha denunciato durante la sua visita in Turchia. Il suo omologo turco Erdogan si è offerto di ospitare futuri negoziati a tre.
Dopo il fallimento della riunione allargata all’Eliseo, convocata dal presidente francese Emmanuel Macron, in Europa qualcuno è tornato a spingere per aggravare la situazione. “Il 16esimo pacchetto di sanzioni Ue alla Russia è sul tavolo e ci aspettiamo che venga adottato la prossima settimana. È fondamentale. Vogliamo che venga adottato prima del terzo anniversario di questa brutale aggressione”, ha annunciato Andrzej Domanski, ministro delle Finanze polacco, alla presidenza di turno Ue.
Nervi a fior di pelle anche nel Regno Unito. Il ministro della Difesa britannico John Healey ha presentato i piani per il “più grande riassetto” delle forze armate di sua maestà negli ultimi 50 anni al fine di essere pronti ad affrontare l’eventualità di un conflitto.
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