Attualità

Usa contro Houthi, continua l’operazione Rough Rider

di Angelo Vitale -


Sarebbero almeno 74 le persone rimaste uccise e 171 quelle ferite “nell’attacco” Usa al porto petrolifero di Ras Issa, in Yemen, lo afferma il portavoce del ministero della Salute sotto il controllo degli Houthi, Anees Alasbahi. “Il bilancio dell’attacco del nemico americano alla struttura di Ras Issa è salito a 74 martiri e 171 feriti”, ha detto, chiarendo che il bilancio è ancora provvisorio. Si tratterebbe di uno degli attacchi più sanguinosi mai condotti contro gli Houthi, che da anni l’Iran è accusato di sostenere. E’ la più recente iniziativa dell’operazione Rough Rider iniziata dalla seconda amministrazione Trump il ​​15 marzo, prendendo di mira sistemi radar, difese aeree e siti di lancio di droni e balistici utilizzati dagli Houthi per attaccare navi commerciali e navi militari nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden.

Gli Houthi, in risposta, hanno annunciato di aver attaccato con alcuni missili due portaerei americane nel Mar Rosso e un sito militare vicino all’aeroporto principale in Israele. Il portavoce militare degli Houthi, Yahya Saree, durante una manifestazione oeganizzata a Sana’a ha annunciato che “l’aumento dell’offensiva militare statunitense e la continua aggressione contro il nostro Paese non faranno altro che intensificare le nostre operazioni e aumentare la controffensiva”.

Nella stessa giornata dell’attacco al porto di Ras Issa si erano svolti altri raid. Secondo il think thank Institute for the Study of War, segnalati almeno 30 attacchi aerei, 14 dei quali diretti alle strutture sotterranee degli Houthi sul Monte Nuqum e sei altri altrove nel governatorato di Sana’a con uno che aveva colpito un edificio a Sana’a uccidendo molti combattenti e due indirizzati ai rifornimenti degli Houthi tra Sana’a e il fronte orientale, nonché 10 nel governatorato di Hudaydah con sette sull’asse di al Tuhayta, mentre Al-Masirah riferiva che i jet da combattimento statunitensi avevano condotto altri raid nel distretto di Al Munirah.

Il rischio, evidente fin dal 15 marzo per gli Usa, è una guerra asimmetrica prolungata, per Washington un impegno militare costante e costoso senza però poter eliminare del tutto la minaccia.


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