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Us Open, da non perdere la finale Djokovic-Medvedev

di Redazione -


Agli Us Open la finale sarà Djokovic-Medvedev che ristabiliscono i valori in campo. Sinner dove sei? 

di RAPHAEL D’ABDON

“The Big Three”, titolo che sta a indicare un triumvirato che fa il bello e il cattivo tempo infischiandosene dell’esistenza di altri interlocutori. Nella storia fu assegnato inizialmente a Woodrow Wilson, a David Lloyd George e alla Tigre Clemenceau, i leader di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia che a Parigi nel 1919 si spartirono quel che rimaneva dell’Europa e dei suoi imperi coloniali dopo la prima guerra mondiale; venne poi riciclato 26 anni più tardi per Roosevelt, Stalin e Churchill, che fecero altrettanto a Yalta al termine del secondo conflitto mondiale. Nel tennis è stato prima affibbiato a Federer, Nadal e Djokovic e, negli ultimi due anni, a Djokovic, Medvedev e Alcaraz. Gli US Open hanno dato ulteriore credito a questa teoria, sebbene la presenza in semifinale della stella nascente Shelton abbia aperto qualche piccolo spiraglio di speranza in prospettiva futura.

La favola del giovanissimo americano si è conclusa venerdì notte, distrutto 62 63 76 da un Djokovic glaciale, in un match che è stato la fotocopia della lezione impartita dal GOAT a Sinner a Wimbledon. Sinner era arrivato al confronto con il serbo senza incontrare nessuno, mentre Shelton a New York si è sbarazzato del n. 14 Paul e del n. 10 Tiafoe nella strada verso la semifinale e nel complesso si è dimostrato più attrezzato dell’italiano in vista di un assalto al palazzo presidiato dalla triade serbo-russo-spagnola. Oltre a lui non si vedono altri potenziali sfidanti all’orizzonte. Fino a qualche mese fa si sarebbe fatto il nome di Holger Rune, che al contrario di Sinner vanta un record invidiabile negli scontri diretti con i Big Three e che, alla pari di Shelton, possiede doti fisiche fuori dal comune. Il danese però non si è ancora ripreso dalla botta subita a Montecarlo, dove regalò a Rublev un torneo che aveva già in tasca; da lì in poi, complice anche qualche aggiustamento tecnico sciagurato, non ha più trovato la quadra e, sebbene sia il n. 4 del mondo per via degli alambicchi del ranking, al momento non offre alcuna garanzia. E non le offre nemmeno Sinner, che quest’anno ha vinto il suo primo Master 1000 in circostanze fortunose e ha scalato molte posizioni in classifica grazie al crollo verticale dei suoi diretti concorrenti, ma che dal punto di vista fisico, tecnico e mentale non ha fatto segnalare progressi significativi: ha patito meno infortuni, ma il servizio rimane debole, le soluzioni tecnico-tattiche a sua disposizione restano ancora troppo limitate e caratterialmente ha confermato i limiti ben noti, che vengono a galla prepotentemente ogniqualvolta arriva a giocarsi un match importante con i giocatori di vertice.

Per tornare alla cronaca, agli Us Open Djokovic in finale se la vedrà con Medvedev, che in semifinale ha impallinato un incredulo Alcaraz. Partita imprevedibile, tra due giocatori in grande spolvero: Nole vuole la rivincita della finale del 2021, ma il russo non ha alcun timore reverenziale nei suoi confronti e venderà cara la pellaccia. Sedetevi comodi in poltorna, per par condicio mettete in frigo una bottiglia di rakija e una di vodka, e godetevi lo spettacolo.


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