Ursula aspetta ancora Trump mentre in Canada si vota
Bidonata: Ursula aspetta, speranzosa, l’appuntamento con Trump mentre, senza sosta, continua il ping-pong tra Cina e Stati Uniti sui dazi e il Canada si appresta al voto con un elettorato polarizzato proprio dalla questione tariffe. Pechino smentisce, di nuovo, ogni contatto tra Xi e Trump. E spedisce la palla nel campo dell’Occidente “avido” e “bullo” proprio dopo le dichiarazioni del presidente americano che s’appresta ad “aprire” il mercato cinese alle aziende Usa proprio per il tramite delle tariffe. In mezzo ci sono i vasi di coccio. Il primo è, al solito, l’Ue. Mentre il vicepresidente della Bce Luis de Guindos ribadisce che il sistema bancario europeo è solido (e ci mancherebbe dopo anni di vacche grasse e politica monetaria ultrarigida), Ursula chiama Meloni e fa sapere di non aver ancora una data, un incontro, un orario per l’incontro con The Don. Ai funerali del Papa, a Roma, Trump ha pensato ad altro piuttosto che a dare soddisfazione a Ursula von der Leyen. Che, da giorni, lasciava intendere che un incontro sarebbe stato pur possibile, nonostante le circostanze non proprio favorevoli. Ma la delusione è arrivata e una volta rientrato a casa, Trump ha proseguito a non dar speranze a Bruxelles. L’Ue non può fare la voce grossa anche perché, senza che si sappia troppo in giro, sta già sperimentato gli effetti dannosissimi dei dazi. In particolare quelli imposti alla Cina che, di rimando, ne ha istituiti degli altri, capaci di mandare a gambe all’aria il fatturato dell’automotive tedesco. Che, a suo tempo, implorò Bruxelles di soprassedere, inascoltato. La grande novità potrebbe arrivare dal Canada. Seggi aperti per decidere: la continuità liberale col banchiere Mark Carney o il riallineamento agli Usa col conservatore Pierre Poilievre.
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