Editoriale

Ursula deve mettere a tacere i socialisti

di Adolfo Spezzaferro -


Altro che Ursula 2.0, a Bruxelles vogliono comandare sempre gli stessi. Siamo ancora nel pieno dell’Europa dei veti. La minaccia dei socialisti – sconfitti alle urne alle ultime Europee – di lasciare la maggioranza nel caso di una vicepresidenza esecutiva al commissario Ue Raffaele Fitto, indicato dall’Italia, è un ricatto franco-tedesco. Insomma, sono i soliti Scholz e Macron a voler ostacolare il nostro Paese. Uno, il cancelliere, è senza maggioranza a casa sua ed è incapace di reagire in modo efficace (la politica deve intercettare le istanze degli elettori, d’altronde) all’avanzata di AfD, i nazionalisti tedeschi super euroscettici. L’altro, il presidente arroccato, ha scelto un premier che scontenta tutti, a partire dai francesi, che scenderanno in piazza contro di lui una volta per tutte. Due leader politici senza più leadership in casa propria che vogliono fare la voce grossa in Europa. Contro chi, poi? Contro l’unico Paese che ha un governo voluto dagli elettori, sostenuto dai cittadini, la cui maggioranza è uscita vincitrice dalle ultime Europee. Che cosa dicono i socialisti di S&D? Che non vogliono un esponente dell’estrema destra con un ruolo di peso nella Commissione Ue. Stanno parlando del gruppo dell’Europarlamento Ecr, i conservatori e riformisti. Se Ecr è di estrema destra, la Lega allora che cosa è? Nazista? Il M5S che cosa è? Stalinista? Dietro le (ridicole) motivazioni per minacciare di non votare la Commissione c’è che i socialisti, la sinistra, i rappresentanti di quella Ue sconfitta alle urne, che gli europei non vogliono, pretendono di voler ancora dettare legge, in barba al loro reale peso politico. Ursula von der Leyen ora è di fronte a un bivio: assecondare i capricci impuniti di Scholz e Macron o tirare dritto, puntando sul merito (Fitto è Mr. Pnrr, non si può negare, andrebbe a fare bene e per tutta la Ue quello che sta facendo bene per il Belpaese) e sul leale riconoscimento del reale peso politico dell’Italia in questa delicata fase di transizione dell’Europa e dell’Unione. Scegliere l’usato garantito e confermare la maggioranza che porta il suo nome significherebbe fare un salto nel buio (Fitto), rischiare di non riuscire a far passare un provvedimento che è uno con una folta schiera di anti-Ursula 2.0 nell’Europarlamento e soprattutto nel Consiglio Ue. Per non parlare poi del fatto che prima ancora dell’insediamento della Commissione i veti incrociati, una volta bruciato Fitto i veti incrociati farebbero cadere altri candidati commissari, come il liberale Breton e la socialista Ribera. In ogni caso, la von der Leyen non può non tenere conto del fatto che il Ppe, primo partito Ue, fulcro (centrista, infatti) di ogni possibile maggioranza, sostenga fortemente Fitto. Alla fine i Verdi, senza alcun commissario, possono essere sostituiti da FdI, per fare un esempio. “Grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente”, diceva Mao Tse Tung. Eccellente per chi, però? Di certo, una Ue debole, sganciata dalla realtà politica, economica e sociale dell’Europa favorisce qualcuno. Di certo non noi europei, però. Mario Draghi l’ha detto chiaramente – e non a caso i “soliti noti” hanno detto che “sì, belle parole, visione potente, ma non se ne fa niente”, perché sono come sempre contrari al debito comune, of course – questa Ue non può competere con le altre potenze globali. Figuriamoci una Ue traballante al suo interno, poi. Alla prima spallata crollerebbe come un castello di carte dei colletti bianchi di Bruxelles.


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