PRIMA PAGINA-Ursula bis, il giorno della verità. Intervista a Flavio Tosi
Dopo settimane di trattative con i vari gruppi politici e i veti incrociati posti dalle diverse famiglie politiche europee, è arrivato il giorno della verità su un eventuale Ursula bis. Oggi alle 13 inizieranno le votazioni a scrutinio segreto con le quali il Parlamento europeo, riunito a Strasburgo, sarà chiamato a decidere se confermare o meno la presidente uscente della Commissione per un secondo mandato. Ne abbiamo parlato con Flavio Tosi, eurodeputato del Ppe, eletto nelle liste di FI.
Quello a Roberta Metsola è stato un voto bipartisan. Difficile che la von der Leyen ottenga lo stesso consenso. Che prevede?
“La maggioranza sulla carta c’è, quindi, Ursula von der Leyen dovrebbe spuntarla. È ovvio che non possono esserci gli stessi numeri con cui è stata eletta Roberta Metsola, ma parliamo comunque di due partite completamente diverse. Un discorso è presiedere e organizzare i lavori del Parlamento, altro discorso è essere a capo della Commissione europea. Si tratta di due ruoli profondamente diversi e, quindi, è normale che anche i voti dei gruppi siano differenziati”.
L’idea di esportare l’esperienza di governo italiana in Europa si è infranta anche per l’atteggiamento della von der Leyen che ha preferito aprire a Verdi e sinistra….
“È vero che la von der Leyen si è confrontata con i Verdi, ma al momento, almeno per quanto appare, questo gruppo non sarà parte delle forze di maggioranza. C’è un’interlocuzione, come c’è stata anche con l’Ecr, però la maggioranza dovrebbe essere composta da noi dei popolari, dai socialisti e dai liberali. Questa dovrebbe essere la maggioranza strutturale, al di là dei confronti avuti anche con altri. Ma quello che per noi è fondamentale è che i Verdi non siano in maggioranza”.
Proprio rispetto alle politiche ambientali ci sono diverse perplessità e c’è attesa per le linee programmatiche che annuncerà la presidente von der Leyen in Aula. L’esito del voto dipenderà anche da questo?
“Senza dubbio il discorso che terrà in Aula avrà il suo peso, ma è evidente che quello che conta è la maggioranza che si esprime attraverso il governo delle commissioni. È lì che si dimostra chi è maggioranza e chi non lo è, negli organi di governo delle commissioni”.
La linea di chi nel Ppe caldeggiava un dialogo con i conservatori è risultata perdente. Perché c’è stato il rifiuto ad aprire all’Ecr in maniera strutturale?
“Il punto è che ci sono stati diversi veti incrociati. Da parte nostra, per esempio, c’è stato il veto sull’inclusione dei Verdi nella maggioranza, mentre la sinistra ha posto un veto sull’includere l’Ecr. Ahimè è così. Ovvio che noi avremmo voluto che l’Ecr fosse forza di maggioranza in maniera organica, però, dall’altra parte c’è stata, invece, la spinta dei socialisti ad avere i verdi come partner sostanziale e alla fine a prevalere sono stati i veti incrociati”.
L’ipotesi di un commissario con deleghe pesanti e della vicepresidenza della commissione per l’Italia è ancora sul tavolo?
“Se Ursula von der Leyen vuole avere un rapporto credibile con l’Italia non può non concedere quello che il governo Meloni si aspetta, perché una cosa è la maggioranza all’interno del Parlamento europeo, un’altra cosa è la Commissione Ue. È chiaro che l’Italia è una dei quattro grandi paesi dell’Unione, uno di quelli che tengono in piedi l’Europa, e sarebbe irragionevole e irrispettoso non riconoscerle quello che si aspetta. Mi auguro, quindi, che la von der Leyen vada assolutamente incontro alle istanze e alle aspettative di Giorgia Meloni”.
Quindi è possibile ipotizzare, anche alla luce del pericolo rappresentato dai franchi tiratori, un sostegno ‘coperto’ alla von der Leyen da parte degli eurodeputati di Fratelli d’Italia approfittando del voto segreto?
“Direi che si tratta di un’ipotesi ragionevole. Nel momento in cui ci fosse un confronto tra la nostra premier e la von der Leyen e si si arrivasse a una sintesi positiva sul commissario, sulla vicepresidenza della Commissione, insomma, su quello che spetta all’Italia, credo possa essere un’ipotesi ragionevole. In politica ci sta”.
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