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“Una Camaldoli per l’Europa”: la proposta del cardinale Zuppi alla Cei per essere “Fratelli tutti”

di Angelo Vitale -


“Una Camaldoli per l’Europa”: democrazia e Europa, il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha aperto ieri pomeriggio la sessione autunnale del Consiglio episcopale permanente che proseguirà fino alla mattinata di domani, con un lungo e ampio intervento che ha toccato anche questi due temi.

I lavori saranno incentrati sulla prima Assemblea sinodale, prevista dal 15 al 17 novembre e in essi vescovi sono pure chiamati ad approvare i “Lineamenti”, il documento che orienterà l’Assemblea sinodale.

“In questi giorni – ha detto Zuppi – si è parlato d’innovazione e d’investimenti per una economia europea moderna e sostenibile, con riferimenti anche al lavoro e alla demografia, lasciando intravvedere un nuovo “piano Marshall”, più ambizioso di quello del secondo dopoguerra, rappresentando l’Ue come destinata altrimenti a una lenta agonia. Nel frattempo, si sono definiti squadra e programma della nuova Commissione europea che, fra l’altro, prevede alcune nuove deleghe alla difesa, al Mediterraneo e alla questione abitativa”

“L’auspicio – ha affermato – è che l’Europa resti fedele alla sua vocazione al dialogo e alla pace. La politica fa – anzi, deve fare – i suoi percorsi. Ma nella nostra prospettiva di credenti, i cittadini europei hanno bisogno oggi più che mai di riappropriarsi di quella storia e di quella cultura che ha fatto grandi le terre europee, ad iniziare dall’eredità della Bibbia e alla conseguente centralità della persona, al patrimonio religioso ebraico, all’umanesimo laico, ai tanti aspetti della cultura europea impregnati di senso religioso che costituiscono l’anima delle nostre società. Ugualmente occorre tenere lo sguardo su alcuni dati importanti che riguardano oggi il nostro Continente: l’invecchiamento della popolazione, le povertà, il fenomeno migratorio, il secolarismo e l’individualismo”.

Poi, un auspicio che sembra aprire alla costituzione di un’intesa anche politica, oltre che culturale ed etica, per affrontare l’attuale questione europea: “Mentre si affrontano i problemi contingenti – così ha avanzato la sua idea – , mi piacerebbe che si aprisse una discussione più ampia: una “Camaldoli per l’Europa” per parlare di democrazia ed Europa. Potrebbe essere anche l’occasione per riflettere sul contributo che oggi può provenire dai cattolici in primis, come anche dai cristiani di tutte le confessioni, dai credenti delle diverse comunità religiose oggi presenti in Europa, dagli umanisti che hanno a cuore la cultura del nostro Continente, per uno sviluppo di una coscienza comune, che allarghi i confini dei cuori e delle menti e non ceda al nichilismo della persona, con tutte le conseguenze che questo comporta, e a sovranismi egoistici. Un’Europa nel segno della “Fratelli tutti”, coesa e solidale al suo interno e aperta al mondo”.

Una sferzata a tutti i sovranismi, frequentemente letti come matrice della nuova destra che in Europa sta avanzando ai danni di tutti i più tradizionali e precedenti schieramenti. Un richiamo preciso, con questa proposta, a quel Codice di Camaldoli elaborato in Italia nel luglio 1943 da un gruppo di intellettuali di fede cattolica che affrontava tutti i temi della vita sociale, dalla famiglia al lavoro, dall’attività economica al rapporto cittadino-Stato. E che fu la traccia di intervento, per i due decenni successivi, delle riforme che la Democrazia Cristiana attuò per stabilizzare l’Italia liberata.


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