Una borsa piena di soldi da Al-Marri per Panzeri e Giorgi
PIER ANTONIO PANZERI CON IL DIPLOMATICO MAROCCHINO ABDERRAHIM ATMOUN E L'ASSISTENTE FRANCESCO GIORGI
di MIRIAM NIDO
“Non ci sarà impunità. Nessuna”. Parola di Roberta Metsola, presidente dell’Europarlamento, che ieri ha messo una nuova pietra sullo scandalo Qatargate, il giro di mazzette pagate dal Paese del Golfo a una cricca di eurodeputati e funzionari per influenzare le politiche su Doha. Il Parlamento Europeo, infatti, su richiesta del giudice istruttore Michael Claise, ha avviato la procedura per la revoca dell’immunità parlamentare all’esponente autosospesosi dal Pd Andrea Cozzolino e al socialista belga Marc Tarabella. Il termine della procedura per la revoca dell’immunità parlamentare, che prevede una serie di passaggi, dovrebbe concludersi entro il 13 febbraio. E Metsola, nel chiedere la priorità assoluta, ha sottolineato come “fin dal primo momento il Parlamento europeo ha fatto tutto ciò che era in suo potere per assistere nelle indagini e continueremo a garantire che non ci sia impunità. I responsabili troveranno questo Parlamento dalla parte della legge. La corruzione non può vincere e faremo di tutto per combatterla”. Il sistema corruttivo a Bruxelles, d’altronde, è più vasto di quanto sembra. Perché se l’anima di questo cerchio magico al soldo del Qatar è l’ex eurodeputato di sinistra Antonio Panzeri, finito in carcere con l’ex vicepresidente dell’Eurocamera Eva Kaili e con il compagno di quest’ultima Francesco Giorgi, l’inchiesta coinvolgerebbe almeno una sessantina di politici, i quali, consapevolmente o ignari delle mazzate, avrebbero favorito il Qatar. Doha, almeno da un paio d’anni, avrebbe portato valigette piene di contanti. E gli inquirenti hanno documentato altri episodi di corruzione, oltre ai passaggi di bustarelle con Babbo Natale tra Panzeri e il segretario generale della Confederazione Internazionale dei Sindacati, Luca Visentini. Il 9 ottobre un’intercettazione ambientale certifica l’incontro alquanto sospetto tra Panzeri, Giorgi e una delegazione qatariota, capeggiata dal ministro del Lavoro, Ali ben Samikh Al-Marri. Il gruppo si vede nella suite 412 dello Steigenberger Wiltcher’s, un hotel a cinque stelle in Avenue Louise. Panzeri e Giorgi vengono accolti da un rappresentante del Qatar, che ha in mano una borsa. È lo stesso Giorgi a parlare del summit con gli inquirenti, con i quali ormai sta collaborando. In quell’occasione viene organizzata l’audizione al Parlamento Europeo prevista per il 14 novembre e lo stesso Panzeri avrebbe preparato l’intervento di Al-Marri. “Con preparare intendo spiegargli il punto di vista europeo e consigliarlo su come reagire”, spiega Giorgi, il quale si era occupato di tradurre, visto che Panzeri non parla inglese. Un’ora e mezza dopo, alle 19.21, i filmati mostrano l’ex europarlamentare e l’assistente lasciare la lussuosa suite, ma con una borsa più spessa di quella all’arrivo. In quella valigetta, secondo gli inquirenti, c’erano le mazzette, che sono andate ad alimentare quei 1,5 milioni di euro in contanti sequestrati a Panzeri e i 750mila nascosti in casa Kaili-Giorgi, che il padre dell’allora vicepresidente aveva tentato di portare via nel giorno dell’arresto della figlia. Inoltre, ha confessato il compagno della greca, il discorso che Al-Marri fece in audizione era stato scritto da Panzeri, che avrebbe chiesto consiglio alla dem Alessandra Moretti e a Cozzolino. Le domande degli eurodeputati al ministro qatariota sarebbero inoltre state stabilite in anticipo. In quella sala, il 14 novembre, c’erano tutti quelli sui quali si indaga. Giorgi e Panzeri a coordinare, poi circa duecento persone. Tra questi Visentini, Cozzolino, Tarabella e la socialista belga Marie Arena, la cui posizione nelle indagini è tenuta al momento in sospeso. Nei prossimi giorni scatteranno nuovi avvisi di garanzia.
“Non ci sarà impunità. Nessuna”. Parola di Roberta Metsola, presidente dell’Europarlamento, che ieri ha messo una nuova pietra sullo scandalo Qatargate, il giro di mazzette pagate dal Paese del Golfo a una cricca di eurodeputati e funzionari per influenzare le politiche su Doha. Il Parlamento Europeo, infatti, su richiesta del giudice istruttore Michael Claise, ha avviato la procedura per la revoca dell’immunità parlamentare all’esponente autosospesosi dal Pd Andrea Cozzolino e al socialista belga Marc Tarabella. Il termine della procedura per la revoca dell’immunità parlamentare, che prevede una serie di passaggi, dovrebbe concludersi entro il 13 febbraio. E Metsola, nel chiedere la priorità assoluta, ha sottolineato come “fin dal primo momento il Parlamento europeo ha fatto tutto ciò che era in suo potere per assistere nelle indagini e continueremo a garantire che non ci sia impunità. I responsabili troveranno questo Parlamento dalla parte della legge. La corruzione non può vincere e faremo di tutto per combatterla”. Il sistema corruttivo a Bruxelles, d’altronde, è più vasto di quanto sembra. Perché se l’anima di questo cerchio magico al soldo del Qatar è l’ex eurodeputato di sinistra Antonio Panzeri, finito in carcere con l’ex vicepresidente dell’Eurocamera Eva Kaili e con il compagno di quest’ultima Francesco Giorgi, l’inchiesta coinvolgerebbe almeno una sessantina di politici, i quali, consapevolmente o ignari delle mazzate, avrebbero favorito il Qatar. Doha, almeno da un paio d’anni, avrebbe portato valigette piene di contanti. E gli inquirenti hanno documentato altri episodi di corruzione, oltre ai passaggi di bustarelle con Babbo Natale tra Panzeri e il segretario generale della Confederazione Internazionale dei Sindacati, Luca Visentini. Il 9 ottobre un’intercettazione ambientale certifica l’incontro alquanto sospetto tra Panzeri, Giorgi e una delegazione qatariota, capeggiata dal ministro del Lavoro, Ali ben Samikh Al-Marri. Il gruppo si vede nella suite 412 dello Steigenberger Wiltcher’s, un hotel a cinque stelle in Avenue Louise. Panzeri e Giorgi vengono accolti da un rappresentante del Qatar, che ha in mano una borsa. È lo stesso Giorgi a parlare del summit con gli inquirenti, con i quali ormai sta collaborando. In quell’occasione viene organizzata l’audizione al Parlamento Europeo prevista per il 14 novembre e lo stesso Panzeri avrebbe preparato l’intervento di Al-Marri. “Con preparare intendo spiegargli il punto di vista europeo e consigliarlo su come reagire”, spiega Giorgi, il quale si era occupato di tradurre, visto che Panzeri non parla inglese. Un’ora e mezza dopo, alle 19.21, i filmati mostrano l’ex europarlamentare e l’assistente lasciare la lussuosa suite, ma con una borsa più spessa di quella all’arrivo. In quella valigetta, secondo gli inquirenti, c’erano le mazzette, che sono andate ad alimentare quei 1,5 milioni di euro in contanti sequestrati a Panzeri e i 750mila nascosti in casa Kaili-Giorgi, che il padre dell’allora vicepresidente aveva tentato di portare via nel giorno dell’arresto della figlia. Inoltre, ha confessato il compagno della greca, il discorso che Al-Marri fece in audizione era stato scritto da Panzeri, che avrebbe chiesto consiglio alla dem Alessandra Moretti e a Cozzolino. Le domande degli eurodeputati al ministro qatariota sarebbero inoltre state stabilite in anticipo. In quella sala, il 14 novembre, c’erano tutti quelli sui quali si indaga. Giorgi e Panzeri a coordinare, poi circa duecento persone. Tra questi Visentini, Cozzolino, Tarabella e la socialista belga Marie Arena, la cui posizione nelle indagini è tenuta al momento in sospeso. Nei prossimi giorni scatteranno nuovi avvisi di garanzia.
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