Una balena nel golfo di Taranto dopo 16 anni
I ricercatori della Jonian Dolphin Conservation, l'associazione che monitora e studia la presenza dei cetacei nel Mar Jonio, hanno avvistato e documentato nella giornata del 28 febbraio la presenza nelle acque del Golfo di Taranto di un esemplare di Balenottera comune (Balaenoptera physalus), il secondo animale del pianeta per dimensioni
Un evento raro, uno spunto per una riflessione sula salute degli ecosistemi marini, la conferma per il ruolo centrale del Mediterraneo nel quadro della biodiversità di tutta la ecoregione: da giorni nel golfo di Taranto non si parla che dell’avvistamento di una balena, la “balenottera comune” scientificamente indicata come balaenoptera physalus. Stavolta, però, non è accaduto quando in quelle acque comparve, sentita come una minaccia dai tarantini, la prima balena della specie “Franca Boreale” mai comparsa nel Mediterraneo, era il 9 febbraio del 1887.
Molto più di un secolo dopo, l’avvistamento ad opera dei ricercatori della Jonian Dolphin Conservation, l’associazione che monitora e studia la presenza dei cetacei nel Mar Ionio.
Un avvistamento di questo cetaceo che nel Golfo di Taranto non è frequente – l’ultima volta era stato nel 2009 -, ma le balenottere sono una presenza costante anche nel Mediterraneo centrale. Tra le oltre 4.150 osservazioni di cetacei raccolte nell’ambito da Life Conceptu Maris, un progetto europeo che si occupa di conservazione dei cetacei e tartarughe marine in mare aperto nel Mediterraneo, ben 1.140 riguardano la balenottera comune, che è l’unica vera balena presente regolarmente nel Mediterraneo, una specie altamente mobile, osservabile in diverse aree, con concentrazioni significative nel Santuario Pelagos e nel Mar Ligure, confermando il ruolo chiave di questa zona per la conservazione della specie e degli altri cetacei. Ma le osservazioni non mancano anche nel Nord-Ovest del Mediterraneo, lungo le coste francesi e spagnole e nel Mediterraneo meridionale, sebbene siano numericamente meno rilevanti.
“Dai monitoraggi in mare aperto di Conceptu Maris sappiamo che le balenottere comuni si trovano anche nel Mediterraneo meridionale – racconta Marta Azzolin, dell’Università di Torino, che partecipa al progetto – ma nei mesi più caldi tendono a spingersi più a nord. Spesso si fermano nel Tirreno centrale, che è un’area di alimentazione alternativa al Mar Ligure. Nell’Adriatico meridionale abbiamo osservato anche i capodogli, proprio alla fine del 2024”.
Nella stessa area, nel basso Adriatico e nel Mar Ionio, sono particolarmente diffusi il tursiope (Tursiops truncatus) e la stenella striata (Stenella coeruleoalba), due specie ampiamente distribuite in tutto il Mediterraneo. Insieme, rappresentano circa la metà delle osservazioni di cetacei registrate dal progetto Life Conceptu Maris. Alla fine del 2024, sono stati avvistati anche capodogli nel basso Adriatico, al largo di Otranto, un dato significativo che fa sperare in una possibile ripresa della specie in questa area.
In questo braccio di mare sono particolarmente diffuse anche le tartarughe marine Caretta caretta, favorite dall’aumento delle temperature delle acque superficiali. Il numero di nidi lungo le nostre coste italiane è aumentato sensibilmente negli ultimi anni, e la specie è ormai piuttosto comune nel Mediterraneo.
Nell’ambito del progetto Life Conceptu Maris, tra il 2022 e il 2024 sono state effettuate 2.166 osservazioni in mare aperto. Molte delle tartarughe che entrano nel Mediterraneo dall’Atlantico si spostano da Ovest a Est, seguendo la corrente superficiale lungo la costa algerina. Giunte all’altezza della Sicilia, una parte prosegue verso il Mar Tirreno, mentre altre attraversano il Canale di Sicilia per raggiungere il Mar Ionio e l’Adriatico.
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