Cronaca

Un patto tra ‘ndrangheta, Cosa nostra e camorra in Lombardia, ma per il giudice non è mafia

di Rita Cavallaro -


Un patto tra ‘ndrangheta, mafia e camorra per spartirsi gli affari nel “sistema Lombardia” e la richiesta di arresto di 154 persone. L’impianto accusatorio alla base dell’operazione antimafia in Lombardia, però, non solo non ha convinto il giudice per le indagini preliminari, ma lo ha portato ad annullare la contestazione del reato di associazione mafiosa e a confermare le custodie cautelari in carcere soltanto per 11 dei 154. E non certo per mafia. Per il gip di Milano Tommaso Perna, infatti, in Lombardia non c’è alcun alleanza tra organizzazioni criminali calabresi, siciliane e napoletane. Un’alleanza di cui aveva parlato, già lo scorso agosto in un’audizione in Commissione antimafia, anche il procuratore capo meneghino Marcello Viola, il quale aveva sostenuto che recenti inchieste “hanno evidenziato accordi stabili e duraturi tra ‘ndrangheta, criminalità siciliana e quella di stampo camorristico”, fenomeno questo “particolarmente allarmante in quanto” dà solidità a “una rete trasversale” che opera soprattutto nel “settore del riciclaggio”.

L’operazione della Dda, scattata all’alba, puntava a dimostrare la solidità di questo “network mafioso” creato per fare affari concreti. Gli inquirenti erano convinti di aver portato alla luce il cosiddetto “sistema mafioso lombardo” che “gestisce risorse finanziarie, relazionali ed operative, attraverso un vincolo stabile tra loro caratterizzato dalla gestione ed ottimizzazione dei rilevanti profitti derivanti da sofisticate operazioni finanziarie realizzate mettendo in comune società, capitali e liquidità”. Peccato però che il castello di indizi non ha retto alla prova del giudice.

La procura ha coordinato comunque l’attività dei carabinieri di Milano e Varese, che in queste ore hanno arrestato undici persone e sequestrato beni per un valore complessivo di oltre 225 milioni di euro, oltre a notificare i 154 avvisi di garanzia. Ma la pm della Dda milanese non si è arresa e, convinta dell’esistenza del patto tra cosche smontato dal gip, si è nel mentre rivolta al Tribunale del Riesame, per tentare di portare a processo tutti e 154 gli indagati.  


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