Un libro per riflettere e dialogare sul femminicidio
Vittoriana Abate, giornalista e conduttrice di Raiuno, inviata di punta di Porta a Porta, lavora al fianco di Bruno Vespa da oltre 15 anni e Cataldo Calabretta, avvocato e docente di diritto dell’informazione, nonché volto noto al pubblico di Raiuno per essere stato consulente legale dei format più popolari. Ha condotto Gran tour d’Italia su Rete 4 e anche “I Tulipani di Seta nera” su Raiuno. Insieme hanno scritto “Sulla pelle e nel Cuore. Quei bravi ragazzi che uccidono” (Graus Edizioni), dopo aver condiviso tante esperienze televisive. Con questo secondo progetto editoriale realizzato in tandem, dopo aver dato alle stampe con successo l’interessante libro “Il ragionevole sospetto”, sempre in squadra attuano un vero e proprio lavoro di denuncia e di approfondimento sul drammatico e purtroppo sempre più attuale fenomeno del femminicidio.
Vittoriana, da più di 25 anni si occupa di cronaca nera: come si può riconoscere una relazione tossica che nulla ha a che fare con il concetto di amore?
V. Non si devono sottovalutare i primi segnali, perché uno schiaffo non è solo un colpo al viso. È un gesto che rappresenta un fortissimo abuso, una volontà di ferire il corpo e insultare l’anima. È necessario maturare la consapevolezza che se c’è qualcosa che umilia la nostra dignità, intacca il valore di donna e bisogna chiedere chiedere aiuto.
Cataldo, nel libro affrontate il fenomeno del femminicidio sia attraverso l’analisi della cronaca nera che da un punto di vista giudiziario…
C. Vogliamo offrire una prospettiva critica per poter avviare un dialogo costruttivo sull’argomento, dimostrando che quello che accomuna le tragiche storie è proprio l’iter criminoso: la donna che soccombe in un vortice malsano di violenza. Uccisa da chi dovrebbe rappresentare per lei un sostegno, una protezione. Nessun raputs di follia improvvisa. Spesso l’omicidio è l’ultima, inqualificabile, azione di un disegno criminale premeditato.
Cosa racchiude, quindi, questo saggio?
V. Non solo la sofferenza delle donne vittime di violenza, quelle che hanno lottato invano; ma raccoglie anche il grido di chi è sopravvissuto. C. Il nostro intento è porre un faro sul processo di violenza a cui queste donne sono sottoposte. Perché quello che è accaduto a loro può capitare ad altre.
Da anni avete avviato una proficua collaborazione: qual è stata l’esperienza più entusiasmante che avete condiviso?
C. In passato abbiamo curato una rubrica andata in onda su Raiuno dedicata ai casi irrisolti, vicende giudiziarie di grande impatto. Raffaella Santilli, eccellente dirigente Rai ci diede tanta fiducia e noi non l’abbiamo delusa ottenendo un ottimo risultato in termini di ascolti.
V. Ricordo con entusiasmo la conduzione di una manifestazione sulla legalità in Puglia dinnanzi a venti mila persone. In prima fila c’erano i Prefetti, i Questori e molti rappresentati istituzionali della Regione. Quasi quattro ore di conduzione con grande sinergia. E’ stata una bella soddisfazione.
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