Umanizzare le condizioni per detenuti e lavoratori nei penitenziari
Quella delle condizioni dei detenuti è una questione annosa, al punto da poter essere considerata perennemente di attualità. Negli anni se ne sono occupati a più riprese sia il Parlamento che i vari governi che si sono susseguiti. Il problema è stato richiamato anche dal Quirinale, pure in questo caso in più di un’occasione. Lo ha recentemente fatto il Presidente Sergio Mattarella e, prima ancora, ai tempi della sentenza Torreggiani, a richiamare l’urgenza di intervenire sulla questione del sovraffollamento fu il suo predecessore Giorgio Napolitano. L’allora inquilino del Colle si avvalse addirittura dello strumento costituzionale del messaggio alle Camere per stimolare un intervento del Parlamento sulla situazione drammatica che si vive all’interno delle carceri, sia sul fronte dei detenuti che su quello della polizia e del personale penitenziario. La questione però, vista la sua complessità e vastità, resta all’ordine del giorno e continua a investire la politica. Su iniziativa della deputata di Fratelli d’Italia Alessia Ambrosi, ieri la Sala stampa di Montecitorio, alla presenza dell’ex Presidente della Camera Gianfranco Fini, ha infatti ospitato la conferenza dal titolo conferenza dal titolo “Umanizzare le Carceri, come farlo. Proposte per il Ministro della Giustizia Nordio”. La promotrice dell’evento ha posto l’accento sulla circostanza per la quale “l’umanizzazione delle condizioni di vita e di lavoro nelle carceri non è più rinviabile. È un dovere costituzionale e morale che tocca valori fondamentali come giustizia, dignità e umanità”. “Non possiamo ignorare i fatti di cronaca e il grido di aiuto che proviene da detenuti e agenti penitenziari. Dobbiamo lavorare insieme, unendo le nostre idee, per rispettare i principi del nostro ordinamento giuridico e offrire risposte che siano nell’interesse della collettività”, ha aggiunto Ambrosi che ha poi ricordato i provvedimenti del governo sul potenziamento degli organici di polizia penitenziaria e sull’istituzione del commissario straordinario dell’edilizia penitenziaria, passi importanti per migliorare le condizioni carcerarie, sulle quali il sovraffollamento incide in maniera determinante. Sull’ipotesi di un’amnistia si è invece soffermato l’avvocato Donato Santoro che ha ricordato come “dal 1990 il Parlamento non emana un atto di clemenza simile. È tempo di dare un segnale di civiltà. Un’amnistia ridurrebbe immediatamente il sovraffollamento di 23.000 detenuti, permettendo di avviare una vera riforma del sistema penitenziario”. Il penalista ha poi evidenziato come alcune particolari categorie di detenuti non dovrebbero stare in carcere, ma in “strutture dedicate per garantire loro un percorso di cura e reinserimento sociale”.
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