Attualità

L’Ue torna a bussare sul Mes: “Va ratificato contro crisi bancarie”

di Cristiana Flaminio -


L’Ue torna a bussare a Mes con l’Italia. Il presidente del comitato di risoluzione unico Dominique Laboureix, durante l’audizione tenuta davanti alla Commissione economia del parlamento europeo, ha mandato un messaggio neppure troppo velato al governo italiano: “Apprezzerei molto che la riforma del Mes possa essere finalizzata quanto prima”. Laboureix ha affermato che l’accordo sulla riforma “è stato accettato da venti Paesi su 21 dell’unione bancaria”. Indovinate chi manca all’appello? Appunto, l’Italia. “Per quanto riguarda il sostegno di liquidità al momento della crisi, se non ci sarà la possibilità di agire e attuare il nuovo quadro – ha affermato il presidente del Srb – avremo meno capacità dal punto di vista di liquidità in caso di fallimento”. Insomma, se le banche cadranno sarà tutta colpa della “solita” Italia. Che non vuole né può ottemperare ai desiderata Ue. Dal momento che è stato il Parlamento, nei mesi scorsi, a decretare, per l’ennesima volta, il “no” al Mes. Ma da Bruxelles, evidentemente, da quell’orecchio non sembrano sentirci troppo bene. Il problema, però, è ancora un altro. Già, perché se l’Italia fa resistenze rischia, secondo gli euro-economisti, di bloccare il processo di unione bancaria a cui tanto tengono tanto la Commissione quanto la Bce e su cui, tra le altre cose, punta fortissimo il rapporto Draghi sulla competitività. Il dramma, però, è che come sempre succede per le cose dell’Unione europea, si predica bene e si razzola male: l’unione bancaria si può fare, a patto che le banche italiane non osino progettare fusioni o acquisire quote determinanti di istituti di credito tedeschi. Come sta succedendo tra Unicredit e Commerzbank. Questa, una volta tanto, non è un’altra storia. Ma l’ennesimo intralcio che rischia davvero, questo sì, di mandare a ramengo i piani di unione bancaria per consentire all’Europa di giocare sugli stessi tavoli dei colossi finanziari americani.


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