Ue, l’inflazione vola a livelli record
Gentiloni: “Italia colpita dallo stop al gas russo”
Un campanello d’allarme. La crescita dell’Eurozona rallenterà al 2,7% nel 2022 e al 2,3% nel 2023. Le stime della Commissione Ue nelle previsioni di primavera sono estremamente negative, l’inflazione vola a livelli record: nel 2022 toccherà il 6,1% trainata dai prezzi dell’energia. “Il tasso più alto nella storia dell’Unione monetaria”, dice il commissario Paolo Gentiloni. L’Italia sarà “gravemente colpita” dal brusco stop all’approvvigionamento di gas russo. Uno scenario tutt’altro che imprevedibile, destinato ad accreditare le tesi di quanti, non solo tra gli analisti ma anche tra le forze politiche della stessa maggioranza Draghi, avevano immaginato un simile risultato, in Italia e in Europa, specchio delle sanzioni Ue in atto nei confronti della Russia.
“I rischi legati all’evoluzione imprevedibile della guerra e dei mercati energetici – dice oggi Gentiloni – dominano il bilancio di rischio. Gli scenari possibili sono due. Quello avverso, fondato su un modello che simula l’impatto dell’aumento dei prezzi delle materie prime energetiche. E quello grave, guidato dal dominio di un netto taglio dell’approvvigionamento di gas dalla Russia”.
L’inflazione ha ripreso slancio dall’inizio del 2021, passando dal 4,6% su base annua nell’ultimo trimestre del 2021 al 6,1 % nel primo trimestre del 2022. Ad aprile il dato complessivo nella zona euro è salito al 7,5 %, registrando il massimo storico dell’unione monetaria, mentre secondo le previsioni nel 2022 si attesterà al 6,1 %, per poi scendere al 2,7 % nel 2023. Per l’insieme del 2022 ciò costituisce una notevole revisione al rialzo rispetto alle previsioni intermedie d’inverno 2022 (3,5 %). Nel secondo trimestre di quest’anno l’inflazione dovrebbe raggiungere un picco del 6,9 % per poi diminuire gradualmente mentre, a livello Ue, dovrebbe aumentare dal 2,9% nel 2021 al 6,8% nel 2022, per poi riscendere al 3,2 % nel 2023. Sempre secondo le previsioni, l’inflazione di fondo media nella zona euro dovrebbe superare il 3% sia nel 2022 che nel 2023.
Il maggior impatto negativo sull’economia mondiale e su quella dell’Ue, che ricade ovviamente anche sull’Italia, è imputabile ai prezzi delle materie prime energetiche che, nonostante fossero già aumentati in misura sostanziale prima della guerra rispetto ai ribassi registrati durante la pandemia, hanno subito pressioni al rialzo e un incremento della volatilità a causa dell’incertezza sulle catene di approvvigionamento. Ciò vale per i prodotti alimentari e altri beni e servizi di base, per i quali le famiglie hanno riscontrato un calo del loro potere d’acquisto.
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