Attualità

Tutti per il nucleare, ma non c’è un posto per le scorie: torneranno pure da Regno Unito e Francia

di Angelo Vitale -


Nucleare e scorie nucleari, se ne torna a parla per una proposta avanzata dal ministro dell’Ambiente oltre che per un nuovo commento del vicepremier Salvini, mentre l’attualità dell’agenda italiana sul tema si avvicina a scadenze importanti.

“Le scorie nucleari sono di due tipi – argomenta Gilberto Pichetto Fratin a margine di jun convegno sul mare a Palermo- , quelle ad alta intensità delle vecchie centrali, che sono quasi tutte in Francia e in Inghilterra che dovranno avere depositi geologici e che bisognerà valutare seriamente dove mettere. E poi ci sono le scorie quotidiane, quelle degli ospedali, quelle civili, che in questo momento sono stoccate un po’ ovunque. In tutte le regioni italiane ci sono depositi, la valutazione da fare è se sia possibile concentrare queste scorie. Personalmente considero uno spreco di fondi pubblici e una cosa irrazionale che ogni regione debba tenere i suoi rifiuti stoccati in più siti”.

Fin qui Pichetto, senza dettagli su un eventuale piano del suo ministero sull’argomento mentre il suo collega nell’esecutivo, il vicepremier Matteo Salvini ribadisce nuovamente la sua opinione, all’assemblea di Conflavoro, insistendo come sempre sulle opportunità energetiche di questa risorsa: “Io penso che l’Italia, per essere pienamente competitiva e sovrana e indipendente dal punto di vista economico ed energetico, non possa rimanere l’unico grande paese al mondo che, per ideologia, dice di no al nucleare, mentre tutto il mondo va in quella direzione. Abbiamo una bolletta più cara rispetto ai vicini francesi. Tra famiglie e imprese è più cara fino al 50% per quello che riguarda l’energia rispetto alla Francia. Cos’ha la Francia in più rispetto a noi? Stamattina in Francia sono operativi 56 reattori nucleari”.

Opinioni e commenti a parte, ciò che ancora manca è un’iniziativa guidata dalla determinazione su questi temi da parte del governo. Prima o poi, forse, dovrà metterci direttamente mano la premier Giorgia Meloni.

Mentre il tempo passa. Nel luglio scorso l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, l’autorità incaricata di svegliare la filiera dell’atomo in Italia, ha consegnato in Parlamento una relazione che dice il nulla di fatto italiano rispetto ad un deposito nazionale delle scorie nucleari.

Finora, solo sedi temporanee, con 78mila metri cubi di scorie a bassa e media intensità, provenienti anche, quotidianamente, da quel mondo produttivo rammentato da Pichetto Fratin. L’Istituto scrive di “nodo irrisolto”, anche per il no ricevuto da territori ove erano state “pensate” 51 aree potenzialmente idonee, a vuoto anche l’ipotesi di individuare un Comune “volontario”.

Intanto, entro il 2025 dovrebbero rientrare in Italia 1.680 tonnellate di combustibile nucleare esaurito ospitato finora nel Regno Unito e 235 tonnellate invece allocato in Francia. Un nodo davvero “irrisolto”.


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