Trump sospende le forniture di armi a Zelensky. Confusione tra le autorità di Kiev
Il presidente statunitense Donald Trump ha bloccato temporaneamente la consegna degli aiuti militari all’Ucraina. La sospensione riguarderà tutti gli equipaggiamenti militari non ancora arrivati in territorio ucraino. Il loro valore complessivo ammonta a oltre un miliardo di dollari. Il sostegno a Kiev riprenderà quando Trump riterrà di aver accertato la buona fede del presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel portare avanti i negoziati di pace con la Russia.
Sconcerto e confusione tra le autorità ucraine, come dimostrano le contraddittorie affermazioni rese a caldo. L’Ucraina “farà di tutto per resistere” dopo la mossa del tycoon ed è “pronta a firmare in qualsiasi momento l’accordo sulle terre rare con gli Stati Uniti”, ha dichiarato il primo ministro ucraino Denys Shmyhal nel corso di una conferenza stampa.
“Penso abbiamo risorse a sufficienza per andare avanti per circa sei mesi anche senza un aiuto consistente da parte degli Stati Uniti, ma certamente sarà molto più difficile”, ha rivelato a Rbc il deputato ucraino, Fedir Venislavsky, aggiungendo che ora è necessario valutare strategie per compensare “quantità e qualità di armi” in precedenza fornite dagli americani.
Su X il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak ha scritto che si stanno discutendo con i partner europei le opzioni da adottare. “Dobbiamo valutare la possibilità di acquistare o acquisire equivalenti dai nostri partner europei. Stiamo facendo un’analisi approfondita, verificando ciò che abbiamo, ciò che può essere prodotto attraverso partnership e ciò che può essere sostituito. Alcune soluzioni possono essere trovate sui mercati commerciali”, ha continuato Podolyak. Il consigliere di Zelensky ha fatto sapere che il suo Paese è pronto a negoziare con “le controparti americane”.
Totalmente diverse sono state le reazioni sul fronte opposto. Mosca ha definito il congelamento trumpiano il “miglior contributo” possibile per arrivare alla pace. “Se gli Stati Uniti smettono di essere” un fornitore militare dell’Ucraina “o sospendono le consegne, questo sarà probabilmente il miglior contributo per la pace”, ha sostenuto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.
“Bisognerà vedere i dettagli, ma se fosse vero sarebbe una soluzione che porterebbe davvero il regime di Kiev ad accettare un processo verso la pace”, ha proseguito Peskov.
Pesantissime e incolmabili le mancanze da fronteggiare. Le difficoltà dell’Ucraina sul campo di battaglia sono ben evidenziate anche nella Relazione annuale 2025 (ma relativa al 2024) sulla politica dell’informazione per la sicurezza, presentata ieri a Palazzo Dante nel ventesimo anniversario dell’uccisione dell’agente del Sismi Nicola Calipari.
L’intelligence italiana “ha continuato a monitorare gli sviluppi del terzo anno di conflitto tra Russia e Ucraina, che ha visto profilarsi il vantaggio materiale russo sul dispositivo di uomini e mezzi a disposizione di Kiev”.
Dall’inizio del 2024, “le Forze di Mosca hanno assunto l’iniziativa in quasi tutti i settori del fronte, concretizzando progressivi guadagni territoriali sempre più ampli (la Russia ha acquisito sei volte più territorio nel 2024 che nel 2023), anche se al prezzo di perdite altissime, calcolate – lo scorso autunno – a un rateo di oltre un migliaio di uomini, morti o feriti, al giorno”.
Le limitazioni scontate dagli ucraini “sono principalmente di natura materiale, concretizzandosi: nell’incapacità di reclutare e addestrare un numero di truppe sufficienti a difendere le posizioni attuali, nonché a sostenere l’impatto di nuove offensive russe in diversi settori del fronte; nella debolezza delle linee difensive nel Donbass, che sono comunque riuscite a scongiurare un collasso completo”.
Il presidente russo Vladimir Putin, si legge ancora nel documento dell’intelligence, è riuscito “a mobilitare il complesso militare industriale, accettando enormi sacrifici in termini di perdite umane e di materiale pur di ottenere guadagni territoriali e indebolire il morale avversario”.
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