Trump senza freni: “Mi baciano il culo, vogliono un accordo”
Donald Trump senza freni, il presidente americano ostenta ormai un atteggiamento irrisorio che riserva a tutti i Paesi cui ha destinato la raffica di dazi partita da qualche giorno. Ha perfino utilizzato un’espressione volgare durante una cena di raccolta fondi repubblicana, riferendosi ai Paesi che cercano di negoziare con gli Stati Uniti sulle nuove tariffe doganali: “Questi Paesi ci chiamano, mi baciano il culo, stanno morendo dal desiderio di fare un accordo”. E ha deriso i leader stranieri, imitandone il tono supplichevole: “Per favore, signore, farò qualunque cosa”, aggiungendo che gli Stati Uniti “non hanno necessariamente bisogno di accordi”.
I dazi “reciproci” sono entrati in vigore il 9 aprile scorso, colpendo 60 Paesi con aliquote fino al 104% per la Cina. E Trump non perde occasione di ribadire la sua determinazione: “So cosa diavolo sto facendo, è il nostro turno di fregarli”, sottolineando una strategia protezionista che esclude compromessi. L’Economist, in proposito, ha definito improbabile una soluzione negoziata con Pechino, prevedendo un “disaccoppiamento tra le due maggiori economie mondiali”.
Nel frattempo, le Borse europee e asiatiche hanno registrato forti cali, mentre la Cina ha respinto le accuse definendo le misure statunitensi un “errore che segue un altro errore”. La Cina ha finora adottato una strategia di risposta simmetrica alle nuove tariffe annunciate da Trump, caratterizzata da misure immediate e dichiarazioni di principio. Pechino ha imposto dazi del 34% su prodotti statunitensi in risposta ai dazi analoghi annunciati da Trump il 2 aprile, una mossa indicata come “legittima” e finalizzata a tutelare la sovranità economica cinese. Ha poi promesso di “combattere fino alla fine” qualora gli Stati Uniti applichino concretamente l’ulteriore dazio del 50% minacciato da Trump, che si sommerebbe al 54% già previsto e il portavoce del ministero del Commercio ha accusato Washington di “bullismo unilaterale”. Oltre alle tariffe, Pechino ha introdotto controlli sulle esportazioni strategiche e sanzioni mirate contro aziende statunitensi coinvolte nella vendita di armi a Taiwan, provvedendo anche a svalutare lo yuan, la Banca centrale cinese ha lasciato deprezzare la valuta nazionale fino a 7,31 yuan per dollaro, rendendo più competitive le esportazioni cinesi per contrastare l’impatto dei dazi.
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