Esteri

PRIMA PAGINA-Trump minaccia l’inferno, ma a Gaza c’è già

di Giuseppe Ariola -


È proprio vero, spesso la realtà cambia radicalmente in base a chi la racconta. Così, poche ore dopo che dall’altra parte del mondo Trump ha minacciato di scatenare l’inferno a Gaza, questo inferno, che già c’è da troppo tempo, è stato raccontato nella Sala stampa di Montecitorio da chi lo ha visto e vissuto in prima persona. Wael Al-Dahdouh, giornalista di Al Jazeera nella Striscia – dove l’ingresso ai cronisti è stato impedito -, nel corso di una conferenza stampa organizzata alla Camera dalla deputata 5 Stelle Anna Ascari, ha spiegato cosa significa svolgere questo lavoro in un teatro di guerra come quello di Gaza: “si può definire la professione della morte, chi lavora deve sapere di avvicinarsi alla morte”. Parole che hanno raggelato i presenti, tutti o quasi giornalisti. Il racconto di Al-Dahdouh ha però confermato quello che era diventato evidente a tutti: nel conflitto mediorientale non viene rispettata alcuna regola, nonostante anche un’attività come la guerra ne preveda. I 200 giornalisti rimasti uccisi mentre, puntualmente muniti della scritta ‘press’, documentavano le tragedie del teatro bellico ne sono la riprova. Così come l’esperienza dell’inviato di Al Jazeera, che durante un bombardamento nel quale la sua casa è andata distrutta, pur trovandosi in una zona “sicura”, ha perso l’intera famiglia, 12 persone. Nessuna regola, zero garanzie e diritti violati in modo perpetuo, come quello di informare e di essere informati. Tutto sacrificato sull’altare della propaganda ad ogni costo. Quella di mostrare i muscoli e la propria capacità di fuoco da un lato e, dall’altro, quella finalizzata a dimostrare che seppure da una posizione di debolezza un qualche risultato si è comunque riuscito a portarlo a casa. È la contrapposizione tra l’immagine di Gaza rasa al suolo e quella degli ostaggi israeliani deperiti rilasciati a mo’ di trofeo. Entrambi fotogrammi di una propaganda che adesso sta facendo vacillare la tregua e allontanando sempre più la già remota possibilità di una soluzione che preveda il riconoscimento di due popoli ciascuno con un proprio Stato. Dalle parole forti che provengono dagli Stati Uniti allo spettro della guerra che riaffiora a Gaza, un’incertezza sempre maggiore si va imponendo giorno dopo giorno e passa anche per l’Italia. Mentre Al-Dahdouh è ancora in conferenza stampa, si susseguono le richieste dell’opposizione che il ministro Tajani riferisca in Parlamento sulla situazione in Medio Oriente e sulla linea del nostro governo.


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