PRIMA PAGINA – Stop dazi al 90esimo
Contrordine, mondo, Trump ha deciso e, nel farlo, ha calato (definitivamente) la maschera su chi fosse il vero destinatario della sua offensiva tariffaria: la Cina. Stop ai dazi per novanta giorni a tutti i Paesi del mondo, tranne che al Dragone. Per Pechino, dopo l’ennesima reazione cinese che ha portato i controdazi sui beni americani all’84%, scatterà un vero e proprio muro doganale del 125%. L’annuncio a Pechino, Trump, glielo ha servito su Truth: “In base alla mancanza di rispetto che la Cina ha mostrato verso i mercati mondiali con la presente aumento la tariffa applicata alla Cina dagli Stati Uniti d’America al 125%, con effetto immediato. Spero che, in un futuro non troppo lontano, la Cina si renda conto che i tempi in cui si approfittava degli Stati Uniti e di altri Paesi non sono più sostenibili né accettabili”. Per tutti gli altri, invece, si prospetta una pausa. Novanta giorni per contrattare, negoziare, per far rifiatare i mercati. La novità, che poi tale non è, è che gli Usa hanno deciso che l’avversario principale da battere è la Cina. Che, da parte sua, aveva rilanciato alle tariffe al 104% annunciate da Trump solo martedì dicendo di avere risorse e idee per combattere fino in fondo la guerra commerciale. Con una mossa a sorpresa, Trump spiazza l’Ue. Che, proprio ieri, aveva varato i suoi controdazi. Più che agli Usa, agli Stati repubblicani. Il pacchetto delle contro-tariffe europee è stato approvato con la sola opposizione, irrilevante per bloccare la proposta, dell’Ungheria. La lista dei dazi Ue, stando a quanto riporta Politico che l’ha visionata prima di tutti, sarebbe un esercizio di “fantasiosa creatività dei nerd europei” che si sarebbero divertiti, “con una certa dose di aggressività passiva” a scandagliare la galassia dei codici transfrontalieri per colpire, di più e più a fondo, le importazioni che arricchiscono gli Stati che, più degli altri, hanno votato per il ritorno alla Casa Bianca di Trump. La reazione europea si articolerà in diversi scaglioni. La prima fase avrebbe restaurato i vecchi dazi già istaurati al tempo della prima presidenza Trump: dal 15 aprile tariffe su mirtilli, succo d’arancia, burro d’arachidi, jeans. Non sul bourbon. Il secondo step invece sarebbe entrato in vigore dal 16 maggio e avrebbe riguardato prodotti come acciaio, carne, cioccolato bianco e polietilene: tutti tassati al 25%. La terza scarica di tariffe, applicabile a partire dal 1 dicembre, su mandorle e soia. In tutto, secondo i calcoli di Politico, le tariffe Ue saranno imposte su beni importati per un giro d’affari pari a 22,1 miliardi di euro, di cui ben 13,5 miliardi dagli Stati leali al Gop. Sul tavolo, poi, c’è sempre il bazooka ossia l’Aci, uno strumento inizialmente pensato per colpire l’import cinese, che porterebbe la guerra commerciale a “un altro livello” che però tanti Stati membri, e non solo la “solita” Ungheria, vorrebbero evitare.
Ma non è l’Europa, nonostante tutte le parole non proprio di miele, l’ombelico del mondo. E nemmeno sono il centro focale della guerra dei dazi scatenata dall’America. La battaglia di Trump è contro la Cina. Che da parte sua mostra di avere voglia e intenzione di accettare la sfida. Xi Jinping ha dichiarato alla stampa asiatica di essere interessato a costruire “una comunità dal futuro condiviso” partendo dal ritrovato rapporto coi Paesi vicini che sono “al livello migliore mai raggiunto nella storia moderna”. Pechino, insomma, è intenzionata seriamente a costruire un asse alternativo a quello occidentale mentre, stando a quanto riporta Bloomberg, esplode il caso Amazon. Che avrebbe annullato, senza preavviso e a causa dei dazi Usa, ordini di inventario da Cina, Vietnam e Thailandia.
Intanto, in giro per il mondo delle Borse, è stata un’altra giornata interlocutoria. A dominare, una volta ancora, è stato il segno meno. A Milano la seduta s’è chiusa in perdita: -2,8%. E, per una volta, non è la peggiore d’Europa. La palma spetta a Parigi, in flessione del 3,26%. Francoforte ha perso il 2,77% mentre Londra ha chiuso a -2,6%. Tutt’altra musica dall’altra parte dell’Oceano dove il Dow Jones ha aperto in positivo (+0,79%) trascinando al rialzo anche l’S&P 500 (+0,87%) e il Nasdaq (+1,34%).
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