Cultura & Spettacolo

Trpceski e quella tragica rassegnazione di Brahms

di Riccardo Lenzi -


“Le piace Brahms?”, recitava un piccolo romanzo poi diventato film degli anni Cinquanta. La risposta, per il pianista Simon Trpceski, è senz’altro sì. Le malinconiche, poetiche atmosfere del compositore amburghese rivivono nel doppio cd della Linn records dedicato ai suoi due concerti per pianoforte e orchestra. Il solista, Simon Trpceski, riesce a far convivere la tragicità severa e le visioni del drammaturgo Friedrich Hebbel con la rassegnazione elegiaca del romanziere Theodor Storm che contraddistinguono la personalità di Brahms fin dall’inizio della sua carriera, come si poteva desumere da una lettera che il suo mentore Robert Schumann scrisse al violinista Joseph Joachim: «Johannes si trova presso di voi? Vola alto o è soltanto sotto i fiori?».

Con una prevalenza, nei tempi lenti dei due concerti dell’esecuzione di Trpceski, dell’aspetto malinconico, soave, leggiadramente riflessivo: insomma, l’effetto Storm. Così avviene nell'”Andante” del Secondo concerto, che si apre con una delle più belle melodie affidate al violoncello di tutta la musica classica, seguito dalla risposta estatica del pianista. E nell'”Adagio” del Primo concerto, dove la sequenza di accordi pieni di Trpceski sostiene mirabilmente l’empito melodico del brano. Il suo modo di suonare riesce a farci entrare empaticamente nell’anima del suo autore, e fa questo mantenendo ferma la possibilità di ascoltare gli intricati fili del contrappunto, ricordando con ciò quel che lega questa musica alla complessità dei pezzi pianistici opera 116 e 119, frutto della tarda maturità dell’amburghese. Abilità che non stupisce, se si considera che il macedone Simon Trpceski si è affermato come uno dei musicisti più sensibili emersi negli ultimi anni, esibendosi con alcune delle più importanti orchestre. Il successo dell’esecuzione è dovuto soprattutto ad alcuni fattori correlati: la cura del fraseggio che ispira la liaison con il direttore d’orchestra, il rumeno Cristian Măcelaru, essenziale quando il rapporto pianoforte-orchestra è così vario e fantasioso come in queste partiture.

E il modo di suonare straordinariamente colorato e vigile della Wdr Sinfonieorchester di Colonia, orchestra che sta diventando fra le più importanti di lingua tedesca, che ha avuto fra i suoi mentori personalità come quelle di Gary Bertini e Semën Byčkov, grandi interpreti mahleriani. Un altro ingrediente non trascurabile è la conoscenza innata del pianista e del direttore d’orchestra dei ritmi zingareschi. Il tedesco Brahms amava la musica ungherese e le affinità di Trpceski e Macelaru si diffondono argutamente con accenti, nuances e pause assertive, nello scorrere dei due concerti, non solo nei finali danzanti che si richiamano più direttamente a tale tradizione. Trpceski sa davvero come imprimere violenza e accarezzare i tasti del suo strumento.

E certamente questa possibilità gli viene offerta in maniera più vistosa nel Concerto in si bemolle maggiore, rispetto al suo maestoso e turbolento precursore in re minore. La qualità dell’esecuzione è già tutta nell’impostazione del primo movimento di questo concerto, “Allegro non troppo”, con in realtà ampie sezioni ordinate in un tempo “andante”, in un incrociarsi di movimenti e submovimenti che sono l’occasione di una ricchezza espressiva che sembra non aver fine. Sempre in questo concerto Macelaru e l’orchestra raggiungono davvero le vette dell’alta ispirazione, avanzando compatti con suoni ora tenui ora possenti, con raffinati assoli di corno e violoncello, a consegnare al nostro udito un arazzo amplissimo di questa musica straordinaria, per paradosso creata da un autore che svolse una vita modesta da scapolo solitario, amante della quiete, della musica e della birra, non solcata da estroverse follie amorose, come quella di molti suoi colleghi romantici. Tutto, nel suo universo di significati, era musica, e va indagato attraverso la sua personalissima sintassi sonora.


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