Attualità

Tregua in Libano, pressing su Netanyahu per dire no

di Giorgio Brescia -


Tregua lontana in Medio Oriente, se già in Israel si levano voci contrarie alla possibilità di un accordo: il ministro per la sicurezza nazionale israeliano, Ben Gvir, chiede a Benjamin Netanyahu di rifiutare la proposta di cessate il fuoco con Hezbollah in Libano, definendola un “grave errore”. In un post su X, il leader del partito di estrema destra Otzma Yehudit afferma che accettare la tregua significherebbe perdere la “storica” opportunità di distruggere l’organizzazione terroristica filoiraniana.

Così chiede al premier israeliano di “ascoltare i comandanti che combattono sul terreno, proprio in questo momento in cui Hezbollah è sconfitta e spera in un cessate il fuoco, è vietato fermarsi”. “Non è troppo tardi per concludere questo accordo, noi dobbiamo continuare fino alla vittoria totale”, conclude.

Le dichiarazioni di Ben Gvir arrivano dopo che diversi media israeliani – che hanno citato fonti israeliane, americane e libanesi – hanno riportato ieri che Israele ha in linea di principio accettato ila proposta di cessate il fuoco in Libano presentate dagli Usa ed ora Netanyahu sta lavorando a come presentarla al pubblico. Le rivelazioni sono arrivate dopo che il premier ha avuto consultazioni ad alto livello sulla questione, riferisce il Times of Israel. L’accettazione comunque, sottolineano ancora i media israeliani, non sarebbe ancora finale e vi sono ancora diversi dettagli da stabilire.

L’emittente televisiva israeliana Kan, per esempio, aveva riferito “che Israele ha firmato un cessate il fuoco sostenuto dagli Stati Uniti con Hezbollah in Libano e il primo ministro Benjamin sta ora lavorando su come presentarlo al pubblico, presupponendo che sia approvato dal gruppo terroristico sostenuto dall’Iran”. Ne aveva dato notizia pure il Times of Israel. “L’obiettivo è presentare la tregua non come un ‘compromesso’, ma come un vantaggio per Israele – aveva fatto sapere Kan -. Un cessate il fuoco che consentirebbe a Israele di mantenere il diritto di effettuare operazioni militari al confine tra Libano e Siria, aggiunge il rapporto”.






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