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Trasporti: “I sardi non si sentono isolani, ma isolati ed emarginati come nell’800”

di Edoardo Sirignano -


“I sardi non si sentono isolani ma isolati, emarginati dal resto d’Italia, per l’assenza totale di trasporti interni ed esterni. La stessa carenza che centocinquanta anni fa reclamava a Montecitorio Giorgio Asproni, deputato sardo del Regno d’Italia”. A denunciarlo è oggi Francesco Nicola Maria Petricone, professore ordinario di Sociologia dei fenomeni politici e giuridici, titolare della cattedra di Studi Globali e Regionali presso la Facoltà di Scienze politiche e internazionali della Lumsa Università, nel corso della diffusione dei dati della ricerca sociologica “Isola Oggi – Sardegna” da lui diretta e presentata oggi a Roma all’Istituto Luigi Sturzo, ad un anno esatto dall’approvazione della legge costituzionale sull’insularità.

“La Sardegna ha grandi potenzialità ma la carenza di infrastrutture per la mobilità regionale e con il resto d’Italia – aggiunge il professor Petricone che è il consigliere di Giorgia Meloni per le politiche sociali – è considerata un fattore di depressione economica assoluta dal 94 per cento dei sardi che hanno risposto al questionario”.

I trasporti sono dunque il problema della Sardegna, paradossalmente come all’inizio dell’Unità d’Italia quando il deputato Giorgio Asproni, da Bitti, provincia di Nuoro, nel 1871 a Montecitorio reclamava: “Noi siamo colla capitale trasportata a Roma; dal 1° luglio il Governo funziona qui. Or bene, le corrispondenze postali e marittime, invece di essere dirette all’approdo più vicino a questa capitale, si continuano a Livorno”.

Che cosa fare dunque? “Ci aspettiamo che a seguito di questa prima diffusione dei dati alla società civile e alle istituzioni si possano individuare le linee direttrici anche per gli interventi normativi da adottare, grazie all’introduzione in Costituzione del principio dell’insularità. Anche perché – aggiunge il professor Francesco Nicola Maria Petricone – le persone che hanno risposto alle nostre domande sono assolutamente certe: vivere in Sardegna oggi è assolutamente svantaggioso. Lo sostiene l’85,5 per cento di chi risponde”.

Come emerge dalla ricerca, poi, si tratta sì di un isolamento economico, ma anche di una emarginazione culturale che porta a “rinunciare ad occasioni formative” e “limita le opportunità”, con un “disagio in tutta la propria quotidianità” perché “per andare a curarti e moltissime altre cose devi recarti nel continente e sono spese e sono sacrifici”. Si tratta insomma di una “assenza di valorizzazione sotto ogni punto di vista”, tanto che “non abbiamo sufficienti agevolazioni…non sembriamo italiani!”.

“Potremmo dire – chiarisce Francesco Nicola Maria Petricone – che i sardi non viaggiano per divertimento ma per sopravvivere: oltre la metà di chi risponde al nostro questionario – esattamente il 52,9 per cento – dichiara che durante l’anno fa fino a cinque viaggi fuori dall’isola, con un costo di almeno 5000 euro a persona”.

Ma non sono solo i trasporti ad essere reclamati e richiesti. “È significativo che al secondo posto compaia la sanità con oltre il 90 per cento, e soprattutto il turismo, per oltre il 65 per cento – continua Francesco Nicola Maria Petricone, consigliere del Presidente del Consiglio – perché da ottobre a maggio i sardi denunciano che i prezzi di navi, traghetti e aerei crescono fino a dieci volte, con un numero di corse che diminuisce invece ben oltre la metà”.

E a farne le spese sono soprattutto imprenditori e artigiani. Per quasi tre persone su quattro tra quelle che rispondono – il 71,8 per cento – sono proprio queste, infatti, le categorie a subire il maggior danno dall’insularità. Sono insomma i liberi professionisti, i lavoratori autonomi, coloro che potrebbero, in teoria, dare lavoro ad altre persone, e si ritrovano a perdere anche il proprio per dover fare fronte a queste inefficienze strutturali.

I sardi, d’altro canto sono consapevoli che se l’insularità è causa di tanti svantaggi, se ben sfruttata potrebbe essere anche una preziosa rendita di posizione. La convinzione che emerge è infatti che l’insularità può rappresentare una vera e propria risorsa economica, capace di attrarre lavoro e ricchezza.

“E infatti chi risponde – precisa il professor Francesco Nicola Maria Petricone – è convinto che il principio di insularità potrebbe portare alla creazione di una migliore rete di servizi e che il PNRR con capacità di spesa dei comuni limitata, quindi somme difficilmente spendibili, dovrebbe essere reso più funzionale alle esigenze dell’isola”.

Che cosa chiedono i sardi, nello specifico? “Il riconoscimento dell’insularità può portare benefici, a giudizio del 62,4 per cento di chi risponde – aggiunge Francesco Nicola Maria Petricone – ma i sardi chiedono agevolazioni e detrazioni fiscali, che secondo quasi l’83 per cento di chi risponde – esattamente l’82,9 per cento – potrebbero essere utili a compensare i costi dell’insularità”.

Fiscalità, dunque, grazie alla riforma costituzionale, ma non solo: “il riconoscimento costituzionale è una conquista importantissima – conclude Francesco Nicola Maria Petricone – e i sardi auspicano che con questo Governo si possa arrivare presto a un miglioramento della qualità della loro vita, cominciando dal richiamare l’attenzione sulle necessità da risolvere”.


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