Trasporti: “I sardi non si sentono isolani, ma isolati ed emarginati come nell’800”
“I sardi non si sentono isolani ma isolati, emarginati dal resto d’Italia, per l’assenza totale di trasporti interni ed esterni. La stessa carenza che centocinquanta anni fa reclamava a Montecitorio Giorgio Asproni, deputato sardo del Regno d’Italia”. A denunciarlo è oggi Francesco Nicola Maria Petricone, professore ordinario di Sociologia dei fenomeni politici e giuridici, titolare della cattedra di Studi Globali e Regionali presso la Facoltà di Scienze politiche e internazionali della Lumsa Università, nel corso della diffusione dei dati della ricerca sociologica “Isola Oggi – Sardegna” da lui diretta e presentata oggi a Roma all’Istituto Luigi Sturzo, ad un anno esatto dall’approvazione della legge costituzionale sull’insularità.
“La Sardegna ha grandi potenzialità ma la carenza di infrastrutture per la mobilità regionale e con il resto d’Italia – aggiunge il professor Petricone che è il consigliere di Giorgia Meloni per le politiche sociali – è considerata un fattore di depressione economica assoluta dal 94 per cento dei sardi che hanno risposto al questionario”.
I trasporti sono dunque il problema della Sardegna, paradossalmente come all’inizio dell’Unità d’Italia quando il deputato Giorgio Asproni, da Bitti, provincia di Nuoro, nel 1871 a Montecitorio reclamava: “Noi siamo colla capitale trasportata a Roma; dal 1° luglio il Governo funziona qui. Or bene, le corrispondenze postali e marittime, invece di essere dirette all’approdo più vicino a questa capitale, si continuano a Livorno”.
Che cosa fare dunque? “Ci aspettiamo che a seguito di questa prima diffusione dei dati alla società civile e alle istituzioni si possano individuare le linee direttrici anche per gli interventi normativi da adottare, grazie all’introduzione in Costituzione del principio dell’insularità. Anche perché – aggiunge il professor Francesco Nicola Maria Petricone – le persone che hanno risposto alle nostre domande sono assolutamente certe: vivere in Sardegna oggi è assolutamente svantaggioso. Lo sostiene l’85,5 per cento di chi risponde”.
Come emerge dalla ricerca, poi, si tratta sì di un isolamento economico, ma anche di una emarginazione culturale che porta a “rinunciare ad occasioni formative” e “limita le opportunità”, con un “disagio in tutta la propria quotidianità” perché “per andare a curarti e moltissime altre cose devi recarti nel continente e sono spese e sono sacrifici”. Si tratta insomma di una “assenza di valorizzazione sotto ogni punto di vista”, tanto che “non abbiamo sufficienti agevolazioni…non sembriamo italiani!”.
“Potremmo dire – chiarisce Francesco Nicola Maria Petricone – che i sardi non viaggiano per divertimento ma per sopravvivere: oltre la metà di chi risponde al nostro questionario – esattamente il 52,9 per cento – dichiara che durante l’anno fa fino a cinque viaggi fuori dall’isola, con un costo di almeno 5000 euro a persona”.
Ma non sono solo i trasporti ad essere reclamati e richiesti. “È significativo che al secondo posto compaia la sanità con oltre il 90 per cento, e soprattutto il turismo, per oltre il 65 per cento – continua Francesco Nicola Maria Petricone, consigliere del Presidente del Consiglio – perché da ottobre a maggio i sardi denunciano che i prezzi di navi, traghetti e aerei crescono fino a dieci volte, con un numero di corse che diminuisce invece ben oltre la metà”.
E a farne le spese sono soprattutto imprenditori e artigiani. Per quasi tre persone su quattro tra quelle che rispondono – il 71,8 per cento – sono proprio queste, infatti, le categorie a subire il maggior danno dall’insularità. Sono insomma i liberi professionisti, i lavoratori autonomi, coloro che potrebbero, in teoria, dare lavoro ad altre persone, e si ritrovano a perdere anche il proprio per dover fare fronte a queste inefficienze strutturali.
I sardi, d’altro canto sono consapevoli che se l’insularità è causa di tanti svantaggi, se ben sfruttata potrebbe essere anche una preziosa rendita di posizione. La convinzione che emerge è infatti che l’insularità può rappresentare una vera e propria risorsa economica, capace di attrarre lavoro e ricchezza.
“E infatti chi risponde – precisa il professor Francesco Nicola Maria Petricone – è convinto che il principio di insularità potrebbe portare alla creazione di una migliore rete di servizi e che il PNRR con capacità di spesa dei comuni limitata, quindi somme difficilmente spendibili, dovrebbe essere reso più funzionale alle esigenze dell’isola”.
Che cosa chiedono i sardi, nello specifico? “Il riconoscimento dell’insularità può portare benefici, a giudizio del 62,4 per cento di chi risponde – aggiunge Francesco Nicola Maria Petricone – ma i sardi chiedono agevolazioni e detrazioni fiscali, che secondo quasi l’83 per cento di chi risponde – esattamente l’82,9 per cento – potrebbero essere utili a compensare i costi dell’insularità”.
Fiscalità, dunque, grazie alla riforma costituzionale, ma non solo: “il riconoscimento costituzionale è una conquista importantissima – conclude Francesco Nicola Maria Petricone – e i sardi auspicano che con questo Governo si possa arrivare presto a un miglioramento della qualità della loro vita, cominciando dal richiamare l’attenzione sulle necessità da risolvere”.
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