Traffico di rifiuti speciali al Sud: 9 arresti, 37 indagati
Sistema Botticelli, nulla a che fare con l’arte se non quella criminale di gestire un traffico di rifiuti speciali guadagnando un milione di euro: di 450 pagine l’ordinanza firmata dalla Gip di Lecce Tea Verderosa, 37 indagati e 9 arresti in una inchiesta dei carabinieri del Noe svoltasi dal giugno 2022 al dicembre 2023 e coordinata dalla Dda del capoluogo salentino, che ha portato allo scoperto una filiera di segnalatori, società di intermediazione e trasportatori che avevano movimentato in oltre 10 missioni di scarico fino a 3339 tonnellate di rifiuti speciali in parte provenienti dalla Campania ed illecitamente smaltiti in terreni e capannoni dismessi fra le province di Taranto, Matera ed Avellino, nonché in terreni in provincia di Cosenza.
Un “sistema” che ruotava innanzitutto intorno alla figura di Claudio Botticelli, un 66enne di Abano Laziale, titolare della Eko srl di Viterbo proprietaria di un impianto per lo smaltimento dei rifiuti, utilizzato solo sulla carta dagli indagati per giustificare i trasporti. Un impianto, infatti, che era sotto sequestro dal 2019 e ufficialmente inattivo secondo un sopralluogo effettuato dai tecnici della Provincia di Viterbo e dall’Arpa Lazio. Nonostante questo, Eko srl veniva indicata nei formulari per l’identificazione dei rifiuti come destinazione finale dei rifiuti ma dal monitoraggio dei trasporti, 124 come detto quelli intercettati, emergeva come i camion raggiungessero poi altri luoghi, quelli dello smaltimento illecito in terreni o stabilimenti industriali dismessi. E’ ciò che la Gip Verderosa chiama “disallineamento” nel sistema dei trasporti, un enorme buco in una rete dei controlli che evidentemente non può essere quotidianamente svolta sulla lunga teoria di autocarri che attraversano l’Italia trasportando rifiuti di ogni genere. Tutti i flussi di rifiuti, scrive la Gip, “erano fittizi, di pura natura cartolare”.
Dietro tutto questo c’era “una consorteria”, con ruoli e funzioni preordinate nell’accordo tra tutti gli indagati: chi i rifiuti li produceva e poi “i segnalatori, gli intermediari, i trasportatori, il gestore dell’impianto di destinazione”. Rifiuti che dovevano arrivare in un posto e andavano altrove, con gli autisti dei camion intercettati dai carabinieri che risultavano in un luogo diverso da quello indicato sulla documentazione di ogni mezzo, ogni volta scortati da “un basista” che garantiva l’efficace svolgimento dello scarico.
Curioso, se non significativo di un business che arriva pure nei (o parte dai) salotti buoni del nostro Paese, il particolare della società che la Gip indica come chi produceva i rifiuti, la BeMa srl, già finita nei guai nel dicembre 2023 per un traffico di rifiuti ferroviari dei cantieri Rfi (Gruppo Fs), un business illecito da 4 milioni di euro. Ebbene, la BeMa – estranea a queste indagini ma comunque in essa coinvolta, la Gip la ritiene ignara del traffico che in un’occasione scaricò i suoi rifiuti nella Val Basento invece che nell’impianto di destinazione – ha una unità operativa ove gestisce il recupero di rifiuti industriali a Villa Literno, nel Casertano e un titolare, Arturo Salomone (non indagato), originario del Salernitano e residente in un comune del Napoletano, ma la sua sede legale è a Milano, nel capoluogo lombardo. In via Monte Napoleone, la strada più lussuosa della città.
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