Attualità

Trafficanti di fentanyl e falsari: la banda di Piacenza tra Cina e Usa

di Rita Cavallaro -


La crisi del fentanyl che sta devastando gli Stati Uniti passa per l’Italia. La Guardia di Finanza e l’Fbi hanno scoperto una banda di trafficanti di Piacenza che acquistavano l’oppioide in Cina e poi lo rispedivano negli Usa, in una triangolazione mirata a evadere i controlli delle autorità americane antidroga. Diciotto gli arresti, di cui sette proprio a Piacenza e undici in Usa. Altre quattro persone sono sospettate in Ohio di far parte della banda di narcotrafficanti.

L’operazione è scattata a poche ore dall’incontro a San Francisco tra il presidente americano Joe Biden e quello cinese Xi Jinping al vertice dell’Apec, l’organismo di cooperazione economica tra l’Asia e il Pacifico. Tra i temi sul tavolo, anche la questione del fentanyl, la terribile epidemia che, negli Usa, sta provocando almeno 300 morti al giorno per overdose. E che ha raggiunto picchi così preoccupanti da costringere l’amministrazione Biden a chiedere al Congresso 1,55 miliardi di dollari di finanziamenti per combattere la crisi su diversi fronti e contrastare la piaga del potente antidolorifico, prescritto con ricette mediche regolari ma che crea una forte dipendenza tale da spingere sempre più americani a rivolgersi al mercato nero. Sulla strada il fentanyl, che viene fornito dai cartelli messicani e ha un costo elevato, viene “tagliato” con altre droghe più economiche, come la xilazina, un tranquillante utilizzato per sedare gli animali, venduto a sei dollari al chilo sui siti web cinesi, e prende il nome di “tranq dope”, il narcotico della tranquillità, responsabile del vorticoso incremento dei decessi. Proprio su questi siti la banda di Piacenza faceva affari.

Le indagini, partite dagli Usa e il cui filone italiano è stato coordinato dal pm Matteo Centini e dal procuratore di Piacenza Grazia Pradella, hanno permesso di accertare che gli arrestati compravano l’oppiode in Cina e se lo facevano spedire in pacchi che apparentemente contenevano libri o dispositivi elettronici. I pacchi venivano poi dirottati in Usa ai complici americani, con un sistema di triangolazione per limitare l’attenzione della polizia, che passa al setaccio tutte le merci in arrivo da Pechino. Gli approfondimenti della Guardia di Finanza hanno permesso tra l’altro di accertare che la banda di trafficanti, oltre all’affare del fentanyl, aveva messo in piedi un giro di valuta falsa che convertiva poi in bitcoin. I falsari, grazie a sofisticati macchinari, coniavano migliaia di monete contraffatte da due e cinque franchi svizzeri e le trasportavano in territorio elvetico, dove le inserivano una ad una nelle macchinette cambiavalute, che le trasformavano in bitcoin. A quel punto i bitcoin venivano caricati sugli account virtuali e convertiti in euro veri.  


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