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Addio a Totò Schillaci, se ne va l’eroe di Italia ’90

di Giovanni Vasso -


Stamattina piange l’Italia intera: Totò Schillaci non ce l’ha fatta. Ieri le sue condizione si erano aggravate. Dal reparto di Pneumologia dell’ospedale civico di Palermo dove era ricoverato, avevano già fatto sapere che la situazione volgeva al peggio. Il bollettino diramato nella tarda serata di ieri è stato un colpo al cuore: “Nelle ultime 24 ore le condizioni cliniche sono in sensibile peggioramento, il supporto farmacologico e strumentale delle funzioni cardiorespiratorie consentono al momento una stazionarietà dei parametri vitali. Il paziente effettua anche terapie antidolorifiche, è sedato farmacologicamente ed è accudito in maniera continuativa dal personale medico e infermieristico e dai familiari”. Insomma, ci sarebbe voluto un miracolo. Uno dei suoi, il gol più bello di una carriera scintillante culminata nelle Notti Magiche di Italia ’90, in quegli occhi spiritati che hanno descritto, al meglio, un’epoca di speranze, di orgoglio, di ritrovato senso del “noi”. Un magnifico perdente, Totò Schillaci, dal momento che quell’Italia guidata da Azeglio Vicini non vinse il mondiale di casa ma dovette accontentarsi del terzo posto nella finalina di Bari dopo aver perso, a Napoli, la semifinale contro l’Argentina dell’idolo di casa Diego Armando Maradona. Perdente, già. Ma magnifico, con il coraggio, la voglia e la forza di voler dimostrare al mondo di esserci. Sempre. Perdente, no. Vincente. Altroché. Si può perdere sul campo ma si deve vincere la sfida che più conta: quella di restare nei cuori di generazioni intere di tifosi e di italiani.

Totò Schillaci ha sofferto, per due anni, di un tumore al colon. Aveva 59 anni. Una lotta sfiancante. La partita più dura. Tutti gli ex compagni di quella Nazionale ma anche della Juve di inizio anni ’90, dell’Inter hanno voluto mandargli auguri e attestati di stima e affetto. Roberto Baggio, Donadoni e tutti gli altri si sono fatti messaggeri della solidarietà di un intero Paese. Che lotta con lui, sperando nella vittoria più importante. Che purtroppo, come a Napoli trentaquattro anni fa, non è arrivata. E l’Italia piange l’eroe delle Notti magiche. Che se ne è andato dalla vita ma le cui gesta sportive, così come la storia di un ragazzino che partì dal Cep di Palermo per conquistare il mondo con un pallone tra i piedi, quella rimane. Per sempre.


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