Politica

Toti, depositata istanza di revoca dei domiciliari

di Lino Sasso -


Come era immaginabile, dopo le dimissioni di Giovanni Toti da governatore della Liguria, l’avvocato Stefano Savi ha presentato una nuova istanza di revoca degli arresti domiciliari. La richiesta, trasmessa a mezzo pec ai pubblici ministeri Federico Manotti e Luca Monteverde che dovranno esprimersi con un parere, dovrà essere esaminata in due giorni ed entro i successi tre il gip sarà chiamato a prendere una decisione. Secondo il legale “la nostra richiesta è basata sul fatto che non ci siano più i presupposti per mantenere la custodia. Dopo le dimissioni che hanno fatto venire meno la carica pubblica e vista la chiusura imminente delle indagini non ci sono più i requisiti per mantenere Toti ai domiciliari”. L’avvocato Savi si è anche premurato di precisare che le indiscrezioni di stampa in base alle quali Giovanni Toti avrebbe avuto intenzione di candidarsi nuovamente alle prossime elezioni regionali “sono totalmente destituite di fondamento”. Nel frattempo, in attesa di capire se ci sarà o meno la revoca dei domiciliari, la vicenda continua ad animare il dibattito politico. Il consigliere regionale Angelo Vaccarezza, in una lettera pubblicata sui social, scrive che “con le dimissioni del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti non perde il centrodestra in Liguria, ma finisce lo stato di diritto in Italia. Finisce la presunzione di innocenza, qualunque sia il tipo di accusa. Siamo tornati al periodo in cui chi fa politica è colpevole a prescindere. I liguri sono stati privati del loro presidente e questa è la realtà”. Per il viceministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Edmondo Cirielli, coordinatore della direzione nazionale di Fratelli d’Italia, “una norma che consente, solo sulla base di un concetto, il pericolo, intrinsecamente soggettivo, di privare della libertà un individuo non su prove evidenti, prime tra tutte la flagranza di reato, è in chiaro contrasto con i principi della Costituzione”. “La prova che le cose non funzionano – prosegue Cirielli – , al di là della mala fede spesso politica di alcuni magistrati, sono le decine di migliaia di persone incarcerate e assolte e spesso perfino risarcite. Tutte le modiche fatte finora non hanno cancellato il perno di questo abominio giuridico, il concetto di pericolo”.


Torna alle notizie in home