Tortura il figlio di 5 mesi per fare causa all’Ulss: arrestato in flagranza
Avrebbe torturato il figlioletto in corsia per potere fare causa all’ospedale e, se del caso, rivendicare anche un assegno di invalidità di cui come esercente della potestà genitoriale sarebbe stato lui a beneficiare. È la sconcertante e triste vicenda che ha visto un giovane padre finire dietro le sbarre dopo l’arresto in flagranza da parte dei poliziotti di Padova, che osservando la microtelecamera che avevano sistemato nella stanza delle visite, hanno visto la scena contro natura e hanno finalmente potuto dare risposta agli interrogativi dei medici che non si spiegavano un sacco di cose. A partire dall’inverosimile dato di fatto per quale motivo il giovanissimo paziente anziché migliorare, come si aspettavano i medici della clinica pediatrica di Padova, peggiorava continuamente nonostante il ricovero ormai durasse da quasi due settimane. E quantunque gli specialisti lo avessero sottoposto a tutti gli esami e le visite possibili, non riuscivano a comprendere quale tipo di patologia potesse minare il bimbo di cinque mesi, se non qualcosa di esterno che appariva sulle prime indecifrabile e che all’esito delle indagini ha fornito la risposta esaustiva ai tanti perché. È stato sufficiente alla polizia sistemare una microtelecamera nella stanza delle visite per scoprire l’arcano mistero e assicurare alla giustizia niente meno che il giovanissimo papà, un giostraio di 22 anni del Vicentino, arrestato in flagranza di reato nel reparto dell’ospedale universitario patavino. Ora il genitore si trova detenuto nel carcere Due Palazzi con le accuse di maltrattamenti e lesioni aggravate. Interrogato dal gip ha preferito fare scena muta. “È una vicenda sconvolgente e angosciante – spiega il questore di Padova, Marco Odorisio (nella foto), che ha coordinato le indagini della Squadra mobile e della polizia ospedaliera – che nella mia carriera non mi era mai capitato di affrontare. Dopa la segnalazione ci siamo rapportati con la Procura e la sezione specializzata nella tutela dei minori, scoprendo che le violenze erano riconducibili al genitore”. La madre ventenne è risultata invece del tutto estranea alle sevizie e dopo le dimissioni del piccolo potrà accudirlo in una casa famiglia protetta. È stato il Pm Giorgio Falcone, che a giorni prenderà servizio come Procuratore aggiunto a Vicenza, a chiedere al gip di far installare la mini telecamera per trovare una risposta ai quesiti dei sanitari. Del resto, che la faccenda fosse molto strana, lo testimonia la circostanza che il bimbo nato alla fine di maggio al nosocomio San Bortolo di Vicenza, ad agosto era stato lì ricoverato per crisi respiratorie. Il quadro clinico era addirittura peggiorato per ferite alla bocca dopo che inizialmente i pediatri avevano ipotizzato anche un virus. Quando viene trasferito in terapia intensiva perché il quadro è preoccupante, il padre si impunta e nonostante i medici lo sconsigliassero per il bisogno di cure urgenti, decide di farlo trasferire in un’altra struttura. Anche alla clinica pediatrica universitaria, ricostruiscono poi i detective della squadra mobile, si assiste allo stesso trend. All’iniziale miglioramento delle condizioni del bambino si assiste all’aggravamento improvviso e inspiegabile dal punto di vista scientifico. È a questo punto che il direttore generale Giuseppe Dal Ben, informato dalla dirigente Angela Amigoni del reparto di Terapia intensiva neonatale, segnala alla polizia le incongruenze all’apparenza inspiegabili. “La situazione era inimmaginabile – afferma il manager pubblico – perché nonostante i nostri sforzi il bimbo peggiorava. Non ci aspettavamo certo che il motivo fosse quello scaturito dalle indagini. Confidiamo adesso in un miglioramento, anche se il percorso della completa guarigione, viste il tipo di lesioni, non si annuncia breve”. È stato grazie alle telecamere posizionate la scorsa settimana dalla polizia che si è visto che il genitore manipolava il cavo orale del figlioletto provocando lesioni a lingua, faringe, tonsille e trachea. L’arresto è scattato quasi in simultanea alle lesioni inferte al figlio. Ulteriori accertamenti hanno consentito ai medici di mettere in evidenza conseguenze anche a fegato e reni. Insomma, una condizione preoccupante che ha spinto il Pm Falcone a sollecitare una perizia medico-legale per cristallizzare il quadro clinico nella forma di quello che in gergo è chiamato “incidente probatorio”. E per spiegare il comportamento assurdo del padre non resta che la pista economica: le sevizie sul figlio sarebbero servite per far ricadere la colpa sull’Ulss 6 in vista del risarcimento.
Torna alle notizie in home