Cultura & Spettacolo

Torino, a Palazzo Madama in mostra la moda in bianco

di Alessandra Iannello -


C’è un “fil blanc” che accomuna i manufatti in esposizione a Palazzo Madama a Torino fino al 2 febbraio 2026 ed è un colore-non colore: il bianco. “Bianco al femminile – Sei secoli di capolavori tessili dalle collezioni di Palazzo Madama” è la mostra curata da Paola Ruffino che racconta la stretta connessione che lega il bianco alla donna attraverso cinquanta manufatti tessili provenienti dalle collezioni del Museo, di cui sei restaurati per questa occasione e quattordici esposti per la prima volta.

La mostra ripercorre una storia che inizia col ricamo medievale in lino, la lavorazione dei merletti ad ago o a fuselli e il ricamo in bianco su bianco e prosegue col momento clou della moda del bianco che cade sul finire del XVIII secolo. Il fascino esercitato dalla statuaria greca e romana ispira un abbigliamento che guarda all’antico. Le giovani adottano semplici abiti en-chemise, trattenuti in vita da una fusciacca; il modello del cingulum delle donne romane sposate, portato alto sotto al seno, dà avvio a una moda che durerà per trent’anni.

Al XIV e XV secolo riconducono i ricami dei monasteri femminili, in particolare di area tedesca e della regione del lago di Costanza, lavorati in lino su tela di lino naturale, dove il disegno, fatto di punti semplici ma variati, è delineato soltanto da un contorno in seta colorata. Un tipo di lavoro che, per la povertà dei materiali e per la facilità di esecuzione, si diffuse poi in ambito domestico, per la decorazione di tovaglie e cuscini.
In Italia, sui teli domestici perdurarono a lungo decori di origine medievale tipicamente mediterranei, quali uccelli, castelli, alberi della vita, delineati in bianco sui manufatti in tela “rensa”, una tela rada e sottile, di cui due rari esemplari, forse siciliani o sardi, sono in esposizione.
Tra XVI e XVII secolo nacque in Europa la lavorazione del merletto, che vide protagonisti i lini e l’abilità delle merlettaie veneziane e fiamminghe. Una scelta di bordi e accessori in pizzo italiani e belgi illustra gli eccezionali risultati decorativi di quest’arte esclusivamente femminile, che nel Settecento superò gli stretti confini della casa o del convento e si organizzò in manifatture.

Nel XIX secolo, l’inizio della produzione meccanizzata causò la perdita dell’arte manuale del merletto che riemerse invece nel ricamo in filo bianco su sottili tele batista e sulle mussole dei fazzoletti femminili di cui, in mostra, si possono ammirare quattro splendidi esemplari.
L’esposizione si conclude nel XX secolo con uno dei temi che più vedono uniti la donna e il colore bianco, l’abito da sposa, con un modello corto del 1970 accompagnato da una cagoule.

La selezione di tessuti è accostata a diverse opere, fra cui miniature, incisioni, porcellane e legature provenienti dalle collezioni del Museo.


Torna alle notizie in home