The single premier, l’addio a Giambruno: Ecco come Giorgia riparte da sola
Questa volta no, stavolta la macchina del fango non ha funzionato. Perché nel Paese in cui la sinistra ha campato per 15 anni speculando sulla vita privata di Silvio Berlusconi e invocando la repubblica delle Banane, quello che è venuto a mancare oggi è proprio la banana. Perdonate la metafora, che potremmo prendere tranquillamente in prestito dalla dialettica di Andrea Giambruno, ma è proprio questo l’immanente che ha mandato all’aria i piani di chi voleva usare i fuorionda del compagno della premier per colpire politicamente il capo del governo italiano. Abituati come eravamo alle cene private ad Arcore, finite sotto i riflettori mediatici e nelle Procure, alle barzellette del Cav bollate come sessiste, alle lettere di una moglie tradita che urlava su un giornale al “ciarpame senza pudore” e che di contro era stata chiamata “velina ingrata” da un altro quotidiano, oggi più di qualcuno deve aver pensato di poter usare un velino col ciuffo per creare instabilità in un premier che ormai gode di un’ampia credibilità internazionale. Senza considerare minimamente il fatto che Giorgia Meloni, già nei giorni frenetici della costituzione dell’esecutivo, aveva mandato un messaggio chiaro: “Non sono ricattabile”.
E ancor più minimizzando l’elemento essenziale che fa la differenza: è donna! Una donna che, nel corso di oltre un anno alla guida del Paese, ha saputo smentire quell’odioso attacco arrivato da un’altra “quota rosa”, la dem Debora Serracchiani, che in Parlamento aveva urlato alla premier di volere le donne un passo dietro agli uomini. “Mi guardi, le sembro un passo dietro agli uomini?”, le aveva risposto Meloni dallo scranno più alto di Montecitorio. Un passaggio “istituzionale” che deve essere sfuggito a chi ha pensato che oggi quella donna, che si siede con i grandi del mondo per gestire conflitti e crisi globali, potesse soccombere a colpi di “giambrunate”. Magari l’errore di valutazione è insito in quello snobbismo di classe che non perdona a Giorgia le sue origini di underdog, che crede che una borgatara e carciofara (così la insultano) tanto alla fine, se la colpisci nell’orgoglio, nella baruffa del quartierino ci finisce per indole, e mena pure le mani. Tanto che dopo la messa in onda di Striscia, sui social impazzavano i meme della Meloni intenta a randellare il compagno e a lanciare piatti nel corso di una lite furibonda. È così che si fa alla Garbatella, no? A differenza delle discussioni composte e sottovoce delle mogli che abitano gli attici signorili dei Parioli e che poi si scannano con i mariti davanti al giudice, per la casa al mare e l’assegno del tenore di vita che meritano.
Ecco il merito, quella meritocrazia che è uno degli ideali della Meloni. Giorgia non solo non ha bisogno di urlare per la casa al mare, ma ha mostrato al Paese l’eleganza. Da leader di Stato si è fatta esempio di come una donna possa essere leader anche in casa propria. Di come di fronte a un fallimento, perché tale è un rapporto che finisce, quello che conta non è l’orgoglio ferito ma la famiglia, sua figlia di sette anni che deve essere tutelata dai giochini politici della macchina del fango. Dall’insinuazione del viscido sospetto che il “threesome”, il “foursome” e le ammucchiate delle battute di Giambruno alla collega di Diario del Giorno potessero essere la normalità in casa Meloni. Per lei che ha sempre portato avanti l’ideale della famiglia e che ha sofferto fin da bambina per la mancanza di un padre, non sarebbe stato possibile continuare in quella relazione iniziata dieci anni fa e, ormai, consumata. Dunque il post con due risolutivo “finisce qui”, irrevocabile e quasi sbrigativo, non può stupire le persone intellettualmente oneste. Non è successo nulla di straordinario, anzi siamo proprio davanti alla solita vecchia storia. A chi, nonostante la fine di un sentimento, trascina la relazione in una lenta agonia, per il bene dei figli, per interesse, per la paura di rimanere soli. Tanto più nelle relazioni che iniziano alla pari e nelle quali poi cambiano i rapporti di forza, perché uno dei due cresce, ha prospettive diverse, ha più successo.
Andrea Giambruno non è stato capace di tenere a freno il suo egocentrismo, di vestire i panni del first gentleman e di stare lui un passo dietro a Giorgia. Il gitano col ciuffo ha bilanciato quel senso di inferiorità verso la compagna-premier con un machismo sconcio, irrispettoso dell’istituzionalità della sua vita privata diventata pubblica per “colpa” delle percentuali di Fratelli d’Italia, che nei dieci anni del loro rapporto sono passate dal 2 al 28 per cento. E così, mentre il partito cresceva nelle urne, la storia d’amore decresceva, fino a prosciugarsi del tutto. Con l’acqua e la roccia di Giorgia premier, ora single.
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