Terzo mandato, politica colabrodo
Tertium non datur, da mesi pure il latino viene tirato in ballo sulla ricorrente questione del terzo mandato inseguito in Campania dal governatorissimo Vincenzo De Luca e in Veneto dal suo omologo Luca Zaia. La deriva della politica italiana non poteva consegnarci una più perfida rappresentazione – nell’asse incredibile tra la veracità del presidente meridionale e le aspirazioni di quello del Nord-est – del suo disfacimento. Perché, pur riconoscendo la legittimità degli scopi di entrambi, ciò che balza agli occhi e non viene assolutamente dibattuto è quanto sia deficitario il campo ove, prima di nomine ed elezioni, dovrebbe albergare la formazione di una possibile nuova classe dirigente in entrambi i principali fronti in cui i partiti, un po’ forzatamente, tendono a presentarsi agli italiani.
Le ultime cronache ci hanno raccontato delle possibili dimissioni del presidente campano per provare a rimontare la mossa del governo che ha deciso di impugnare la legge regionale approvata in Campania per favorire De Luca nella sua terza corsa elettorale. Dimissioni che non ha dato (ancora), addirittura richiamando le parole di Papa Wojtyla: “Non abbiate paura, aprite il cuore alla speranza e date la possibilità ai cittadini di decidere da chi essere governati”. Come dargli torto? Le elezioni regionali (con quelle comunali) sono parzialmente rimaste le uniche consultazioni ove gli italiani, sempre più stanchi di andare ai seggi per dire di sì a candidati precotti nelle segreterie dei partiti, possono togliersi lo sfizio di scegliere (almeno) il governatore o il sindaco che vogliono.
“Ci vuole una legge nazionale”, ha tagliato corto Giorgia Meloni. Che non verrà di certo rapidamente e facilmente, considerate le frizioni tra Lega e FdI sul tema. Cosa ne ricaveremo? Di sicuro l’annullamento del senso del ridicolo. Per tornare al Veneto, si prefigura in quella regione che molti dicono essere stata governata bene da Zaia, un braccio di ferro un po’ falsato nel quale l’ultima parola toccherà al partito della premier e che potrebbe generare pure una velenosa resa dei conti clandestina da misurare nelle urne. In Campania, con De Luca o senza, conteranno sempre quei cacicchi che Elly Schlein voleva azzerare. Aveva ragione Stanisław Jerzy Lec: “La politica è fatta di corse di cavalli di Troia”.
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