Cronaca

Telecamere decisive per i killer misteriosi: così finiscono in cella

di Ivano Tolettini -


Che cos’hanno in comune la soluzione degli efferati omicidi di Sharon Verzeni e di Vincenza Saracino, che hanno insanguinato l’estate e di cui si le cronache si sono occupate molto? I due killer speravano di farla franca, come le indagini hanno chiarito e come spesso accadeva in passato quando non c’era uno stretto legame tra vittima e carnefice, ma stavolta non hanno fatto i conti con la tecnologia. Già, perché in entrambi i delitti dolosi, avvenuti il 3 luglio a Canizzano nella periferia di Treviso e il successivo 29 luglio a Terno d’Isola nella Bergamasca, non avevano un evidente movente. Tutt’altro. Senza le telecamere che hanno immortalato i momenti salienti degli ultimi momenti di vita delle due donne, dando un volto ai due giovani, sarebbe stato oltremodo difficile identificarli. Se non impossibile soprattutto nel caso della 33enne Sharon, che era uscita di casa dopo mezzanotte per una passeggiata salutare come le aveva consigliato la dietologa, e che sulla sua strada ha incontrato l’ex rapper Moussa Sangare, le cui sinapsi erano state con ogni probabilità sconnesse dalle sostanze stupefacenti, se è vero, come lo è, che quando è stato interrogato dagli investigatori dell’Arma ha spiegato che quella notte era uscito di casa coon il coltello perché aveva una gran voglia di uccidere. Decisivo è stato il video della fuga in bici da via Castegnate a Terno del milanese i cui genitori sono originari del Mali, perché i militari dell’Arma dopo avere individuato tutte le persone che erano state sul teatro dell’assassinio e averle escluse, hanno puntato la loro attenzione su di lui in virtù del suo strano comportamento in bici.

E quando finalmente dopo settimane sono riusciti a fermarlo, in poche ore sono riusciti a venire a capo del delitto che per giorni aveva fatto finire sotto i riflettori dell’attenzione mediatica il compagno di Sharon, il quale aveva un alibi confermato dalla circostanza che nessuna telecamera l’aveva filmato quella notte fuori dalla propria abitazione, dove invece stata dormendo quand’era stato svegliato all’alba dai carabinieri che lo avevano invitato in caserma per informarlo che l’amata Sharon era stata assassinata crudelmente con alcune coltellate. La stessa barista aveva fatto in tempo a chiamare il 118 per dare l’allarme che era stata accoltellata, ma non era riuscita a sopravvivere prima dell’arrivo dell’ambulanza e di alcuni soccorritori a causa dell’imponente emorragia. Nel caso di Vicenza, detta Enza, Saracino, invece, ci sono voluti quasi tre mesi per fermare il killer perché Luigi Fazio Nasato dopo averla ammazzata è volato in Spagna e da lì in Venezuela, dove a Caracas i detective dell’Interpol l’hanno bloccato su mandato di cattura internazionale firmato dal tribunale di Treviso.

Anche in quasto caso la 50enne Enza è stata uccisa senza una ragione apparente, se non quella che la scorsa primavera aveva testimoniato alle forze dell’ordine quello che aveva visto quando uno dei vicini di casa, appunto Fazio Nasato, stava litigando pesantemente con il fratello ed era stato necessario chiedere l’intervento del 112. La Procura di Treviso contesta al 31enne l’omicidio aggravato dai futili motivi, ma non escluderebbe l’ulteriore aggravante della premeditazione perché l’aveva attesa a lungo il pomeriggio del 2 luglio in bicicletta conoscendo le abitudini della donna. Tant’è che le telecamere di sorveglianza della zona in cui è avvenuto il delitto lo riprendono mentre affianca Enza e, dopo un conciliabolo, assieme si dirigono verso un vicino casolare dal quale più tardi uscirà soltanto il giovane. La donna, invece, sarà rinvenuta a distanza di giorni e il suo omicidio è rimasto un giallo fino a metà settembre quando è stato reso noto che il suo assassino era scappato in Sudamerica ed era una persona di cui si fidava. Le telecamere visionate dai carabinieri hanno impresso che le due biciclette dal punto in cui Fazio Nasato ha atteso l’arrivo di Enza hanno impiegato otto minuti a raggiungere il casolare. Con ogni probabilità la vittima si era fatta convincere dal ragazzo che doveva mostrarle qualcosa, forse da acquistare, perché doveva partire per il Venezuela e una volta finita in trappola le ha inflitto cinque coltellate. Per l’estradizione, ha informato il Procuratore capo di Treviso, Marco Martani, ci vorrà qualche mese. Fatto sta che gli inquirenti senza il prezioso ausilio degli occhi elettrocini difficilmente sarebbero risaliti a due killer che non avevano un rapporto diretto con le rispettive prede e che speravano di farla franca proprio per questo motivo.


Torna alle notizie in home