Teatro, arte di apprendimento e trasformazione
Grotowski vedeva nell’arte del teatro un potenziale sconfinato, che potesse uscire dal concetto canonico borghese della semplice rappresentazione. Se è vero infatti che merito dell’apprendimento di alcune pratiche teatrali avviene per la tipologia di relazione che si instaura tra maestro (regista) e apprendista (attore), analogamente possiamo considerare lo stesso processo nella aule scolastiche e universitarie. Il regista Schechner scrive che l’apprendimento mediante la relazione avviene perché il sapere è incorporato “compendia cioè nel corpo vivente del performer (attore, danzatore, musicista, sciamano ecc.), piuttosto che essere depositato in qualche luogo fisico che sta letteralmente fuori di noi – carta stampata, tela, pellicola, nastro audio o video magnetico, scaffale, armadio, hard disk elettronico”. Emerge dunque una dimensione orale di queste nozioni. Altro aspetto importante che Teatro e pedagogia condividono è quello della contemporaneità. Il Teatro è “arte della presenza”, come scrive la pedagogista e attrice Nadia Carlomagno, perché “implica la presenza di un corpo vivo in relazione con altri corpi, quelli degli altri attori e degli spettatori, che interagiscono nello stesso momento nello stesso spazio”. Ma le similitudini non finiscono allo spazio e al tempo, c’è anche una metodologia condivisa. Come sostiene Pier Cesare Rivoltella, nella costruzione della lezione il pedagogo si trova a fronteggiare gli stessi problemi della messa in scena. Egli parla infatti di “drammaturgia didattica”. La natura dell’insegnamento è teatrale. L’insegnante trasmette le nozioni attraverso la voce, il gesto e il corpo. Non si accontenta che la comunicazione semplicemente passi o che venga compresa ma ha bisogno che sia efficace. Deve quindi produrre effetti trasformativi sullo studente in termini di apprendimento e di crescita umana. Per dirla con le parole di Copeau “Scuola e teatro sono tutt’una cosa”. Il motivo è che nel Teatro, nella pedagogia, si ripropongono gli stessi elementi propri dell’essere umano. Ancestrali. Un gruppo di persone ascolta qualcuno che ha qualcosa da dire. La forma teatrale ha a che fare con le dimensioni costitutive dell’esistenza. Il Teatro come funzione pedagogica è efficace per la sua funzione mimetica. La funzione mimetica del Teatro risiede nella sua capacità di rappresentare la realtà attraverso l’imitazione, un processo profondamente radicato nella natura umana. Aristotele, nella Poetica, definisce la mimesis come il principio fondante dell’arte drammatica, sottolineando come gli esseri umani apprendano attraverso l’imitazione fin dall’infanzia. Il Teatro riproduce situazioni di vita, emozioni e conflitti, consentendo a chi pratica e chi osserva di riconoscersi nelle storie messe in scena. Questa dimensione mimetica favorisce un apprendimento esperienziale e intuitivo, poiché non si limita a trasmettere concetti astratti, ma permette di viverli attraverso corpo, voce e interazione. Proprio per questo, nell’ambito educativo, il Teatro diventa un potente strumento di crescita, stimolando l’empatia, la consapevolezza di sé e la capacità di interpretare e comprendere il mondo. Quando il Teatro entra nello spazio educativo non solo può esprimersi come uno strumento formativo o didattico, ma anche come un linguaggio trasversale, di approfondimento culturale. Può diventare una metafora dell’apprendimento, uscire dai confini della rappresentazione artistica e farsi carico di una funzione sociale essenziale ed imprescindibile: la pedagogia.
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