“Le tasse degli italiani non paghino i carri armati tedeschi”
Tasse e carri armati. La riconversione bellica dell’industria automobilistica non sta bene, per niente, alla Lega. La questione, dall’Italia, si è spostata anche in Europa. Anzi, soprattutto in sede europea. Perché il caso è grosso e riguarda in prima battuta la Germania. Dove, tra Rearm Europe e il “bazooka” (a debito) di Merz, l’industria della Difesa (leggi Rheinmetall) non solo vive una fase di slancio forse mai vista prima ma, addirittura, si candida a “salvare” quel che rimane dell’automotive. La notizia, che circola ormai da qualche giorno e che dalla Germania ha cominciato a rimbalzare in tutta Europa, riguarda la possibilità, ventilata proprio da Rheinmetall, di produrre carri armati, tank e mezzi per la difesa nelle fabbriche che Volkswagen non regge più dal punto di vista finanziario e produttivo. Un’ipotesi che fa arrabbiare la Lega a Strasburgo che, con il capodelegazione Paolo Borchia, strattona Commissione e governo tedesco: “L’Ue prima ha messo in ginocchio l’industria automobilistica europea con le sue folli politiche green, ora vuole rimetterla in piedi riconvertendola per fare armi?”. Borchia ha ricapitolato la vicenda senza nascondere il disappunto suo e del Carroccio: “È notizia di questi giorni che il produttore di armi tedesco Rheinmetall intende realizzare carri armati negli impianti Volkswagen nei prossimi anni, dando via al riarmo della Germania. Appare chiaro che dopo il fallimento del Green Deal che ha provocato la crisi dell’automotive, ora qualcuno a Bruxelles abbia in mente di salvare la stessa industria puntando tutto sulla riconversione a scopo bellico che, con il piano di riarmo voluto da Von der Leyen, sarebbe tutto a carico dei contribuenti europei”. La domanda dalle mille pistole, Borchia la pone in calce alla nota, non senza una stoccata polemica alla sinistra scesa in piazza sabato scorso: “Davvero qualcuno in Italia vorrebbe pagare i carri armati tedeschi con le proprie tasse?”.
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