Politica

Tajani suona la sveglia: “Sì allo ius scholae, nessun inciucio col Pd”

di Giovanni Vasso -

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani durante l’assemblea nazionale Coldiretti, Roma, 19 luglio 2024, ANSA/VINCENZO LIVIERI


Suona la sveglia di Tajani: “L’Italia è pronta per lo ius scholae”. Ma il leader di Forza Italia rintuzza le polemiche: “Nessun inciucio con la Schlein”. Il vicepremier è stato intervistato da Repubblica e le sue parole, finite in rete, hanno immediatamente innescato il dibattito politico. Specialmente in casa centrodestra dove la posizione sui diritti di cittadinanza di Forza Italia sembra confliggere, in maniera vistosa, con quella degli altri alleati di governo, Lega in primis.

Antonio Tajani spiega il suo punto di vista e lo fa con un’esortazione: “Ragazzi, l’Italia è cambiata”. E quindi afferma: “L’impero romano accoglieva, in Sicilia è pieno di cognomi di origine araba. Abbiamo comunità arbereshe: ma sono italiani. Il mio stesso cognome è di origine araba. Negli Usa qualcuno pensa che non siano buoni americani gli italoamericani? Nancy Pelosi non è americana? Alain Delon aveva la nonna di Cassino. Sarà la mia educazione cristiana, ma per me non esistono differenze di colore o etnia”. Quindi il vicepremier dichiara: “Un buon italiano è chi crede nell’Italia, la conosce, la difende. Quanti militari figli di stranieri ci sono nel nostro esercito? E poi gli atleti, le scuole in cui vanno i nostri figli. Il mondo cambia e continua a cambiare, svegliamoci”.

Il vicepremier Tajani però sa che, almeno per ora, il tema della cittadinanza e in particolare dello ius scholae non può diventare una priorità del governo. Ciò, però, non vuol dire che non ci sia spazio, politico e di tempo, per provare a introdurre la riforma: “Non è nel programma, ma nei programmi di governo non sempre c’è tutto, si possono arricchire. Non è la nostra priorità, che sono altre: l’economia e l’emergenza carceri. E però non siamo un partito unico, ognuno ha le sue idee”. Il segretario di Fi, poi, ci tiene a ribadire che questa non è una posizione “peregrina” o, comunque, chissà quanto originale rispetto a quelle storiche del partito: “Non c’è stata nessuna trasformazione di Fi, lo ius scholae lo voleva già Berlusconi”. E quindi, sulla tenuta del governo e i rapporti di maggioranza che potrebbero scricchiolare sulla proposta, Tajani è netto: “Neanche Ursula era nel programma di governo: noi l’abbiamo votata, Meloni e Salvini legittimamente no. Non è che cade il Governo se abbiamo votato diversamente su Von der Leyen o se portiamo avanti le nostre idee sulla cittadinanza”.

Chiaramente sui social, dove il dibattito è polarizzato e si nutre di scontri più che di nuances, le accuse volano senza sosta. Ma Tajani si schermisce: “Nessun inciucio col Pd, né con Schlein. Nessun tradimento. Ma se il Pd si dice d’accordo con me, non posso essere io a cambiare idea. I sondaggi dicono che gli italiani sono a favore dello ius scholae . Detto ciò, c’è tempo. Prima -conclude Tajani- ne voglio parlare con i gruppi di Fi. E sarebbe un’iniziativa dei nostri parlamentari, non del Governo”.


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